Читаем Shadrach nella fornace полностью

Pagine e pagine dedicate ai funerali! Neanche un presidente degli Stati Uniti avrebbe ricevuto tanto spazio. E il funerale è stato settimana scorsa; hanno pubblicato fogli interi di fotografie come queste per ogni giorno da allora? Probabile. Probabile. Il funerale è la storia del mese, ancora più importante della notizia della morte di Mangu, che è successa troppo velocemente, che non ha avuto quell’estensione lineare nel tempo che rende una notizia davvero grande. E che altre notizie ci sono, poi? Che la gente sta morendo di decomposizione organica? Che il Comitato si sta nobilmente sforzando di assicurare un aumento ingente nella disponibilità di Antidoto (questione di pochissimo tempo, ormai)? Che il medico personale del Presidente vaga libero per il mondo, senza meta, studiando in un cantuccio del suo cranio confuso il modo migliore di affondare i piani presidenziali di impadronirsi del suo corpo? Le foto del funerale sono molto più interessanti di roba del genere.

Tanto interesse, in un giornale americano, per un funerale in Mongolia. Shadrach si sorprende a pensare all’ultimo presidente degli Stati Uniti; un tipo chiamato Williams, gli sembra, o forse Richards, in ogni caso un cognome che suonava come un nome di battesimo… Che tipo di funerale aveva avuto lui? Sette persone a compiangerlo e una tomba fangosa in un giorno di pioggia, con ogni probabilità. (Roberts? Edwards? Il nome gli è scivolato via dalla memoria, non c’è speranza di ricuperarlo). Quando Shadrach era ragazzo c’erano ancora presidenti degli Stati Uniti, c’erano perfino uno o due ex presidenti tuttora in vita. Shadrach cerca di ricordarsi chi fosse presidente quando è nato lui. Un uomo di nome Ford, giusto? Sì, Ford. La maggior parte della gente amava Ford, ricorda Shadrach. Prima di lui c’era stato uno di nome Nixon, che la gente non amava, e uno di nome Kennedy, a cui avevano sparato, e Truman, Eisenhower, Johnson, Roosevelt… nomi risonanti, nomi solidi, dal suono americano. Le nostre guide, i nostri grandi uomini. Qual è il nome di chi ci guida ora? Gengis II Mao IV Khan. Chi avrebbe creduto a una cosa del genere, nei vecchi Stati Uniti di prima della Guerra Virale? George Washington ci avrebbe creduto? E Lincoln? L’anno finale, prima che il CRP prendesse il potere, c’erano stati sette presidenti, alcuni nello stesso momento. Una volta ci volevano trent’anni, quaranta, perché alla guida del paese si avvicendassero sette presidenti, ma ce n’erano stati sette tutti in un anno, nel 1995. C’erano anche imperatori a Roma, una volta, e Augusto e Adriano sarebbero stati sorpresi dalla qualità e dell’origine razziale di alcuni di loro verso la fine dell’età imperiale; quelli che erano dei Goti e quelli che erano dei ragazzini, quelli che erano pazzi e quelli che avevano regnato per sei giorni prima di morire strangolati dalle loro stesse guardie di palazzo, disgustate. Certo Lincoln sarebbe stato sorpreso di scoprire che gli americani accettavano un uomo di nome Gengis II Mao IV Khan come loro capo. O forse no. Lincoln avrebbe forse ritenuto che la gente aveva ottenuto il governo che si meritava, e che ci eravamo dovuti meritare Gengis Mao. A Lincoln quel vecchio mostro appariscente sarebbe addirittura potuto piacere, chissà.

San Francisco è una città ideale per passeggiare. La scala del posto è modesta e a misura d’essere umano, ci si può spostare dunque da una quartiere all’altro, dalle ville di Pacific Heights al soleggiato ambiente finto-mediterraneo della Marina, da Russian Hill al Wharf, dalla Mission alla Haight, in un solo breve balzo, sullo sfondo di un tessuto urbano in costante cambiamento ma sempre gradevole. Né il vento, né la nebbia, né le colline troppo ripide sono un ostacolo serio in un ambiente così piacevole. E la città è viva. Ci sono negozi, ristoranti, caffè; le zone vicine al mare offrono una mezza dozzina di grandi cappelle di carpenteria, gestite da diverse sette in competizione tra loro, un tempio del sogno di morte, un ritrovo di transtemporalisti; la gente per le strade offre uno spettacolo di buona salute e buon umore, e anche se Shadrach sa che si deve trattare di un’illusione, è un’illusione convincente. L’unica cosa che non va a San Francisco è l’abbondanza di Citpol.

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