Ho visitato Fenice per primo, con a capo Sarafrazi, timida, occhi meravigliosi, un bel volto. Una paura folle di me. Mi ha mostrato le sue scimmie, le sue cisterne di sostanze chimiche, i suoi cervelli in salamoia nei recipienti di vetro. Mi ha fatto previsioni ottimistiche, con quella voce tesa, profonda. Mi farà tornare giovane, dice. Io non ne sono tanto sicuro, ma le ho detto di andare avanti così. Paralizzata dalla paura, era. Ho pensato che stesse per inginocchiarsi davanti a me quando ho fatto per andarmene.