— Voi fate il vostro gioco di prestigio e io sparisco. Ora non ho più un’identità e non ho più un lavoro. Posso fare il medico, se me ne sto nascosto in una cantina? Io dovevo fare il medico. Magari non il medico di Gengis Mao, ma il medico di qualcuno sì, Frank. Se non faccio quel lavoro, non sono nessuno, sono uno spreco di capacità e di talento. Non sarò niente agli occhi di me stesso. A cosa servirebbe sparire per fare una vita del genere? E per quanto tempo dovrei starmene nascosto? Se devo passare il resto della mia vita rinchiuso in una cantina, non sarebbe tanto peggio lasciare che Gengis Mao mi usi per Avatar. Forse sarebbe anche meglio.
— Potresti essere costretto a nasconderti fino al giorno in cui Gengis Mao morirà. Ma poi…
— Poi? Quale poi? Gengis Mao potrebbe andare avanti a vivere un altro centinaio d’anni. Io no.
— Neanche lui — dice Ficifolia, con uno strano tono di minaccia nella voce.
Shadrach lo fissa meravigliato. Non è sicuro di credere anche a una sola sillaba di tutto questo. Buckmaster è vivo? Ficifolia è un sovversivo? C’è un complotto per liberarsi del Khan? Dentro di lui ribollono mille domande, ed è assetato di risposte; ma con la coda dell’occhio nota degli uomini in divisa grigia e blu, due Citpol in pattugliamento. Dunque, per ora non ci saranno risposte. Anche Ficifolia li vede e, dopo un cenno quasi impercettibile, dice: — Pensaci su. Fa’ le tue valutazioni, poi fammi sapere cosa vuoi fare.
— Bene.
— Ha mai visto una piena del genere?
— D’altronde non era mai caduta tanta neve come quest’inverno — dice Shadrach, mentre i Citpol passano oltre.
18