La risorta Karakorum non è però solo uno sterile monumento all’antichità: è, per decreto di Gengis Mao, un parco di divertimenti, un luogo di gozzoviglie e piaceri, una Xanadu del ventunesimo secolo, avvampante di energia frenetica. In queste tende nere e gialle e scarlatte si può mangiare, bere, giocare d’azzardo; le più recenti allucinazioni sono in vendita qui; qui sono in attesa partner sessuali di ogni tipo; coloro che si appassionano ai culti più popolari del momento — il sogno di morte, il transtemporalismo e la carpenteria sono quelli più di moda adesso — hanno la possibilità di celebrare i loro riti a Karakorum. Shadrach è un seguace del culto della carpenteria; Nikki Crowfoot preferisce il transtemporalismo, e anche lui ne ha avuto qualche esperienza, seppur non recentemente. Una volta venne a Karakorum con Katya Lindman, e quella donna fiera e intensa aveva insistito perché Shadrach provasse il sogno di morte con lei, ma lui le aveva opposto un rifiuto, subendone il disprezzo e l’accusa di vigliaccheria per giorni. Non era stato con le parole. Piccole occhiate castranti; improvvisi scatti severi degli occhi furiosi. Sarcastici tremori delle narici eleganti.
Passano davanti al padiglione del sogno di morte adesso, senza darvi più di un’occhiata casuale, mentre Mordecai cerca di cacciare l’immagine del corpo lucido di Katya Lindman dalla mente. Crowfoot dice: — Non è rischioso che tu ti allontani così tanto da Ulan Bator, solo poche ore dopo che lui ha avuto un’operazione così importante?
— Non particolarmente. A dire il vero, esco sempre la sera dopo un trapianto. Un piccolo premio che mi do da solo, dopo una dura giornata di lavoro. Se mai, è un momento migliore di qualunque altro per andare a Karakorum.
— Perché?
— È affidato a un sistema speciale di sostegno medico stanotte. Se c’è una qualunque complicazione, si mettono a suonare allarmi dappertutto e uno dei medici più giovani reagirà istantaneamente. Dopotutto il mio lavoro non mi richiede di tenere il capo per mano ventiquattr’ore su ventiquattro. Non ce n’è bisogno, e non lo vuole lui.
Nel cielo sopra di loro, dei fuochi artificiali esplodono senza preavviso. Ruote color oro e cremisi, lance che si inseguono attraverso la notte. Shadrach immagina di vedere il volto di Gengis Mao riempire il cielo, ma no, no, è semplicemente un disegno astratto. Semplicemente.
— Se si verifica un’emergenza ti chiameranno, non è così? — chiede Nikki.
— Non ne avranno bisogno — le risponde Mordecai. Dal padiglione del sogno di morte esce una strana musica dissonante, cornamuse distorte. Gli viene in mente Katya Lindman che aveva cantato in svedese una canzone appassionata, un’ora prima dell’alba in una notte nevosa, e un brivido lo attraversa. Si accarezza la coscia là dove si trova uno degli impianti chirurgici e dice: — Ricevo una trasmissione completa, ti ricordi?
— Perfino quaggiù?
Lui annuisce. — Il raggio della teletrasmissione è di circa mille chilometri. In questo stesso momento la ricevo molto chiaramente. Sta riposando comodamente, sonnecchiando, a occhio; temperatura circa un grado sopra il normale, il polso appena appena veloce, il nuovo fegato si sta integrando tranquillamente e apporta già cambiamenti positivi nello stato metabolico generale. Se qualcosa iniziasse a deteriorarsi lo saprei immediatamente, e se necessario posso sempre tornare da lui in novanta minuti circa. Nel frattempo sono coperto, e sono libero di divertirmi.
— Sempre al corrente del suo stato di salute.
— Sì. Sempre. Anche quando dormo, le informazioni sono là, che ticchettano dentro di me.
— I tuoi sensori mi affascinano dal punto di vista filosofico — dice lei. Si fermano a dissetarsi al chiosco di un venditore di dolciumi. Il venditore, un mongolo tozzo, il naso largo, offre loro dell’
— Io non la vedo precisamente così — dice Mordecai. — Ci sarà anche un flusso costante di informazioni metaboliche dal suo corpo al mio, e le informazioni che ricevo da lui hanno un certo impatto sul corso delle mie azioni e in ultima istanza, suppongo, sul corso delle sue; ma rimane un essere autonomo, il Presidente del CRP, nientemeno, con tutto il potere tremendo che questo comporta, e io sono solo…