Il suo nuovo abito da asceta non è il solo cambiamento in lui. Prima era un uomo iroso, impaziente, brusco, con una sorta di energia furiosa e risentita che circolava dentro di lui senza mai trovare una via di sfogo. Ora è calmo in modo inquietante, controllato, un uomo che abita un impenetrabile regno di solitudine e di pace. È pallido, molto magro, quasi spettrale. Resta muto, in piedi davanti a Shadrach; fa scorrere tra le dita le perle di una collana da preghiera, ma per il resto è assolutamente immobile, in attesa, in attesa.
Shadrach dice infine: — Non mi sarei mai aspettato di rivederti vivo.
— La vita porta molte sorprese, dottor Mordecai. — Anche la voce di Buckmaster è cambiata, più profonda, sepolcrale, più risonante; tutto il barbugliamento e la concitazione sono spariti, bruciati.
— Si diceva che fossi stato mandato al vivaio d’organi. Sezionato, smembrato.
Buckmaster dice, pio: — Il Signore ha scelto di risparmiarmi.
La devozione di Buckmaster è indigesta a Shadrach. — I tuoi amici ti hanno salvato la pelle, vorrai dire — ribatte, pentendosi all’istante per il tono che ha usato. Non è il modo più saggio per rivolgersi a una persona di cui ti serve l’aiuto.
Ma Buckmaster non sembra offeso.
— I miei amici sono i Suoi agenti. Come lo siamo tutti, dottor Mordecai.
— Sei stato sempre qui?
— Sì. Dal giorno in cui mi ha visto sotto interrogatorio.
— E i Citpol non sono venuti ad annusare in giro alla tua ricerca?
— Io sono ufficialmente morto, dottore. Il mio corpo è stato ufficialmente distribuito a membri del governo che avevano dei problemi di salute: il computer le dirà questo. I Citpol non ricercano i morti. Per loro non sono altro che una serie di parti sparse… un pancreas qui, un fegato lì, un rene, un polmone. Dimenticato. — Per un attimo lampeggia uno sguardo malizioso sul volto stranamente solenne di Buckmaster. — Se lei dicesse loro che mi trovo qui, loro la contraddirebbero.
— E cos’hai fatto da quando sei qui?
— I transtemporalisti mi considerano un sant’uomo. Prendo la loro bevanda tutti i giorni. Ogni giorno ripercorro i giorni della vita del nostro Signore. Sono stato presente alla Sua Passione sul Calvario molte volte, dottore. Ho camminato fra gli apostoli. Ho toccato il lembo della tunica di Maria. Ho assistito ai miracoli: Cana, Cafarnao, Lazzaro risvegliato a Bethania. Ho visto il tradimento nel Getsemani. Ho visto che Lo portavano da Pilato. Ho visto tutto, dottor Mordecai, tutto ciò di cui narrano i Vangeli. È tutto vero. È letteralmente la verità. I miei occhi ne sono testimoni.
L’intensità inattesa della convinzione negli occhi di Buckmaster, il suono ultraterreno della voce di Buckmaster, lasciano Shadrach senza parole per qualche istante. È impossibile non credere che quest’ometto trasandato se ne sia stato a passeggio per la Galilea con Gesù e Pietro e Giacomo, che abbia ascoltato i sermoni di Giovanni Battista e le lamentazioni della Maddalena. Illusione, allucinazione, autoinganno, frode: non importa. Buckmaster è trasformato. È raggiante.
Brusco in modo deliberato, Shadrach chiede: — Sei sempre in grado di fare lavori di microingegneria?
Una domanda così irrilevante prende Buckmaster di sorpresa. È perso in fantasticherie sacre, avvolto di serenità mistica e gioia trascendentale, e le parole di Shadrach lo fanno sussultare di stupore, come se avesse ricevuto una stoccata fra le costole. Tossisce e aggrotta la fronte e dice, manifestamente perplesso: — Immagino che ne sarei capace. Non mi è mai passato per la testa.
— Ho del lavoro per te, adesso.
— Non sia sciocco, dottore.
— Sono assolutamente serio. Sono venuto da te perché c’è un lavoro che tu, e tu soltanto, puoi fare bene. Tu sei l’unico a cui potrei affidare questo lavoro.
— Il mondo mi ha espulso, dottore. Io ho espulso il mondo. Questa è la mia casa. Le cure del mondo non sono più le mie.
— Una volta ti curavi delle ingiustizie perpetrate da Gengis Mao e dal CRP.
— Ora sono al di là di giustizia e ingiustizia.
— Non dire così. Suona solenne, Roger, ma è una stupidaggine pericolosa. Peccato d’orgoglio, giusto? Sei stato soccorso da altri uomini come te. Devi loro la vita. Hanno corso dei rischi per te. Hai degli obblighi nei loro confronti.
— Prego per loro ogni giorno.
— C’è qualcosa di più immediatamente utile che puoi fare.
— La preghiera è il bene più alto che io conosca — dice Buckmaster. — La colloco certamente più in alto della microingegneria. Non riesco a vedere come qualunque lavoro di microingegneria che lei mi possa dare potrebbe aiutare i miei simili.
— C’è un lavoro che può fare questo.
— Non riesco a immaginare…
— Gengis Mao avrà presto un’altra operazione.
— Cosa significa Gengis Mao per me? Lui mi ha di menticato. Io ho dimenticato lui.