«Un'impresa ardua per un ragazzo così giovane» disse Brom con tranquillità, come se Eragon gli avesse esposto il progetto più ovvio e opportuno. «Certo un impegno encomiabile, che saprai come portare a termine.. Tuttavia, ho idea che un piccolo aiuto non ti sarà d'intralcio.» Si chinò dietro un. cespuglio e ne estrasse un grosso involto. Il suo tono divenne burbero. «Comunque, non starò a guardare mentre un bambino vaga con un drago.»
Mi sta davvero offrendo il suo aiuto, o è una trappola? Eragon aveva paura di quello che i suoi misteriosi nemici erano in grado di fare. Ma Brom ha convinto Saphira a fidarsi di lui, e hanno parlato attraverso la mente. Se lei non è preoccupata... Decise di accantonare i sospetti, per il momento. «Non mi serve aiuto» disse Eragon. Poi aggiunse, con una smorfia; «Ma se vuoi venire...»
«Allora sarà meglio che andiamo» disse Brom. La sua espressione divenne neutra per un istante. «Credo che scoprirai che il tuo drago ti ascolta di nuovo.»
Frenò l'impulso di interrogarla.
Brom inarcò un sopracciglio. «Probabile. Andiamo?»
Eragon esitò. «Vorrei lasciare un messaggio per Roran. Non mi sembra giusto partire senza dirgli il perché.»
«Ho già provveduto» lo rassicurò Brom. «Ho lasciato una lettera per lui da Gertrude, con qualche spiegazione. L'ho anche avvertito di guardarsi da certi pericoli. È abbastanza?»
Eragon annuì. Avvolse la carne nelle pelli e s'incamminarono. Furono attenti a non farsi vedere finché non ebbero raggiunto la via maestra; poi si affrettarono, desiderosi di mettere quanta più strada possibile fra loro e Carvahall. Eragon camminava avanti, con piglio deciso, nonostante il dolore alle gambe. Il passo costante gli sgombrò la mente. Una volta arrivati a casa, non muoverò un passo con Brom finché non mi avrà dato delle risposte, si disse risoluto. Spero che possa dirmi di più sui Cavalieri e su coloro che voglio combattere.
Quando i ruderi della fattoria comparvero, le sopracciglia di Brom fremettero di rabbia, Eragon fu turbato nel vedere con quanta rapidità la natura reclamava la fattoria. La neve e la pólvere si erano già accumulate sui resti della casa, celando la violenza dell'attacco degli stranieri. Tutto ciò che restava del fienile era un rettangolo di assi bruciate in rapido disfacimento.
La testa di Brom scattò verso l'alto quando sopra gli alberi si udì il battito d'ali di Saphira. La dragonessa scese in planata dietro di loro, arrivando quasi a sfiorare le loro teste, e lo spostamento d'aria li fece barcollare. Le squame di Saphira scintillarono mentre tracciava un arco sopra la fattoria e atterrava con grazia davanti a loro.
Brom fece un passo avanti, con espressione solenne e gioiosa. I suoi occhi splendevano, e una lacrima brillò sulla sua guancia prima di scomparire nella barba. Rimase immobile a lungo, ansante, mentre guardava Saphira, e lei lui. Eragon lo udì mormorare qualcosa e mosse qualche passo per sentire meglio.
«E così... ricomincia. Ma come, quando finirà? La mia visione è annebbiata; non so predire se sarà farsa o tragedia, poiché vedo gli elementi di entrambe... Comunque, la mia posizione resta immutata, e io… »
Le sue parole si dissolsero in un borbottio mentre Saphira si avvicinava fiera, Eragon superò Brom, fingendo di non aver udito nulla, e la salutò. C'era qualcosa di diverso fra loro, come se si conoscessero più a fondo, ma fossero ancora estranei. Le strofinò il collo, e il suo palmo formicolò quando le menti si toccarono. La dragonessa emanava un'intensa curiosità.
Brom si rivolse al ragazzo e chiese sottovoce; «Come si chiama?»