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Ma se resti, dovrai spiegargli che cosa è successo davvero. Lui ha il diritto di sapere come e perché suo padre è morto. Che cosa credi che farà quando saprà di me?

Gli argomenti di Saphira cominciarono a minare l'ostinazione di Eragon, ma il ragazzo continuava a rifiutare l'idea di abbandonare la Valle Palancar: quella era casa sua, E insieme, il pensiero di vendicarsi degli stranieri lo allettava con la sua ferocia. Avrò la forza di affrontare tutto questo? Avrai me.

Il dubbio lo tormentava. Era un atto assurdo, disperato. Si disprezzò per la propria indecisione e un sorriso amaro gli affiorò sulle labbra. Saphira aveva ragione. Non contava altro se non l'atto in sé. L'importante è fare. E che cosa gli avrebbe procurato più soddisfazione che braccare gli stranieri? Si sentì crescere dentro una forza terribile, che raccolse tutte le sue emozioni trasformandole in una solida spranga di rabbia, con una sola parola stampata sopra: vendetta. La testa gli pulsava mentre diceva, convinto: Lo farò.

Interruppe il contatto con Saphira e rotolò fuori dal letto, il corpo teso come ima molla compressa. Era ancora presto; non aveva dormito che poche ore. Niente è più pericoloso di un nemico che non ha nulla da perdere, pensò. È quello che sono diventato.

Il giorno prima aveva fatto fatica ad alzarsi, ma quella mattina si muoveva con una scioltezza alimentata da una volontà di ferro. Il dolore che il corpo gli inviò fu sconfitto e ignorato. Mentre si aggirava furtivo per la casa, sentì due persone parlottare a bassa voce. Incuriosito, si fermò a origliare. Elain stava, dicendo: «... un posto per restare. Abbiamo spazio.» Horst rispose con un borbottio incomprensibile. «Già, povero ragazzo» disse Elain.

Questa volta Eragon riuscì a sentire le parole di Horst. «Può darsi...» Una lunga pausa. «Ho pensato molto a ciò che ha detto Eragon, e non sono sicuro che ci abbia raccontato tutto.» «Che cosa intendi dire?» chiese Elain, una nota di apprensione nella voce.

«Quando siamo andati alla fattoria, sulla strada c'era una lunga traccia spianata, lasciata dalla tavola su cui Eragon aveva trascinato Garrow. Ma poi siamo arrivati in un punto dove la neve era tutta smossa e calpestata. Le sue orme e la traccia della tavola si fermavano lì, ma abbiamo visto le stesse impronte gigantesche che circondavano la fattoria, E le sue gambe? Mi sembra impossibile che non si sia accorto di essersi ferito a quel modo. Non ho voluto insistere, ma credo che sia giunto il momento di saperne di più.»

«Forse ciò che ha visto lo ha tanto spaventato che non ha voluto dirci nulla» stiggerì Elain. «Hai visto com'era sconvolto.»

«Ma questo non spiega come sia riuscito a trascinare Garrow per buona parte del tragitto senza lasciare tracce.»

Saphira aveva ragione, pensò Eragon. Dobbiamo andarcene. Troppe domande. Prima o poi vorranno delle risposte. Continuò a muoversi circospetto, fermandosi col cuore in gola ogni volta che il pavimento scricchiolava.

Le vie erano deserte; erano quasi tutti ancora in casa, a quell'ora del mattino. Si fermò un istante per concentrarsi. Non mi occorre un cavallo, Saphira sarà la mia cavalcatura, ma ho bisogno di una sella. Lei saprà cacciare per tutti e due, quindi non mi devo preoccupare del cibo... però potrei procurarmene un po' comunque. Qualunque altra cosa mi serva, la troverò sepolta sotto le macerie di casa.

Andò alla conceria di Gedric, ai margini di Carvahall. L'odore acre gli fece storcere il naso, ma entrò lo stesso in una baracca addossata al fianco della collina, dove si conservavano le pelli conciate. Sganciò tre grandi pelli di bue dalle lunghe file di pelli appese al soffitto. Il furto lo fece sentire in colpa.. ma si disse: Non sto rubando. Un giorno o l'altro pagherò Gedric, e anche Horst. Arrotolò le pelli e le portò fino a un boschetto lontano dal villaggio. Infilò l'involto fra i rami di un albero e tornò a Carvahall.

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Андрей Боярский

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