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A malincuore Eragon lasciò che il fabbro lo aiutasse a scendere le scale per andare in cucina. Gli odori di tuia mezza dozzina di piatti, ricchi di spezie ed erbe, riempivano l'aria. Albriech e Baldor stavano chiacchierando con la madre, intenta .a impastare il pane. I fratelli tacquero quando videro Eragon, ma lui udì abbastanza da sapere che stavano parlando di Garrow.

«Ecco, siediti qui» disse Horst, porgendogli una sedia.

Eragon si sedette riconoscente. «Grazie.» Le sue mani tremavano un po', così le strinse in grembo. Un piatto pieno di cibo gli fu posato davanti.

«Non devi mangiare per forza» disse Elain. «ma se ne hai voglia...» Tornò a cucinare, mentre lui prendeva una forchetta. Riuscì a stento a inghiottire un paio di bocconi.

«Come ti senti?» disse Horst.

«Malissimo.»

Il fabbro attese un istante. «Lo so che questo non è il momento adatto, ma dobbiamo sapere... che cosa è successo?»

«Non mi ricordo, davvero.»

«Eragon» disse Horst, proteso verso di lui. «io ero fra quelli che sono andati a vedere la fattoria. La tua casa non è solo crollata. Qualcosa l'ha fatta a pezzi. Intorno c'erano tracce di una bestia gigantesca che non ho mai visto. Anche gli altri le hanno viste. Ora, se c'è uno Spettro o un mostro che vaga qui intorno, dobbiamo saperlo. Tu sei l'unico che può dircelo.»

Eragon sapeva di dover mentire. «Quando ho lasciato Carvahall...» e contò il tempo. «... quattro giorni fa, c'erano degli….stranieri in città che facevano domande su una pietra che avevo trovato.» Guardò Horst negli occhi. «Sei stato tu a parlarmene, e così sono corso a casa.» Tutti lo stavano fissando. Si bagnò le labbra. «Non... non è successo niente, quella notte. La mattina dopo ho sbrigato le mie faccende e sono andato a fare una passeggiata nella foresta. A un certo punto ho sentito un'esplosione e ho visto del fumo oltre gli alberi. Mi sono precipitato alla fattoria, ma chiunque avesse compiuto quello scempio era scomparso. Ho scavato fra le macerie e… ho trovato Garrow.»

«E così l'hai messo su quella tavola e l'hai trascinato qui?» disse Albriech.

«Sì» rispose Eragon. «ma prima di partire ho dato un'occhiata al sentiero che porta alla strada maestra. C'erano due serie di impronte, entrambe di uomini.» S'infilò la mano in tasca e trasse il pezzo di stoffa nera. «Ho trovato questo. Lo stringeva in mano Garrow. Credo che appartenga agli abiti di quegli stranieri.» Lo posò sul tavolo.

«Infatti» disse Horst. Sembrava tanto arrabbiato quanto perplesso. «E le tue gambe? Come ti sei fatto male?»

«Non lo so per certo» disse Eragon, il capo. «Credo che sia successo mentre liberavo Garrow dalle macerie. È stato solo quando il sangue ha cominciato a colarmi lungo i polpacci che me ne sono accorto.»

«È orribile!» esclamò Elain.

«Dobbiamo acciuffare quegli uomini» dichiarò Albriech, infervorato. «Non devono passarla liscia! Con un paio di buoni cavalli possiamo raggiungerli domani e riportarli qui.»

«Togliti queste sciocchezze dalla testa» disse Horst. «Sarebbero capaci di sollevarti come un bambino e scaraventarti su un albero. Ricordi com'era ridotta la casa? Non voglio averci a che fare, con quella gente. Per giunta, hanno già quello che vogliono.» Guardò Eragon. «Hanno preso la pietra, vero?»

«Non era in casa.»

«Quindi non c'è ragione che tornino, ora che è in mano loro.» Scrutò il ragazzo più da vicino. «Non hai detto niente di quelle strane impronte. Sai da dove venivano?»

Eragon scosse la testa. «Non si capiva.»

Baldor intervenne. «Non mi piace questa storia. Sa di stregoneria. Chi sono questi uomini? Sono Spettri? Perché volevano la pietra, e come hanno fatto a ridurre così la casa se non ricorrendo a poteri oscuri? Potresti avere ragione, padre, forse volevano soltanto la pietra, ma ho la sensazione che li rivedremo.»

Il silenzio seguì le sue parole.

Qualcosa però era stato tralasciato, anche se Eragon non sapeva dire che cosa. Poi ebbe una folgorazione. Con il cuore a pezzi, diede voce al suo sospetto. «Roran non sa niente, vero?» Come aveva fatto a dimenticarlo?

Horst fece cenno di no. «Lui e Dempton sono partiti poco dopo di te. A meno che non abbiano incontrato difficoltà lungo la strada, ormai dovrebbero essere arrivati a Therinsford da un paio di giorni. Volevamo mandar loro un messaggio, ma ieri e l'altro ieri il tempo è stato troppo, brutto.» «Io e Baldor stavamo per partire quando ti sei svegliato» disse Albriech.

Horst si passò una mano sulla barba. «Allora andate, voi due. Vi aiuto a sellare i cavalli.» Baldor si rivolse a Eragon. «Non temere, gli racconterò tutto con la dovuta cautela» promise; poi seguì Horst e Albriech fuori dalla cucina.

Eragon rimase seduto al tavolo, gli occhi concentrati su un nodo del legno. Ogni dettaglio gli appariva nitido: le venature contorte, un bozzo impreciso, tre piccoli solchi di colore un po' diverso. Il nodo era pieno di minuscoli particolari: più lo guardava da vicino, più cose vedeva. Cercò una risposta in esso, ma se c'era, gli sfuggiva.

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Андрей Боярский

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