Com’è facile morire! Attorno a lui c’è una nebbiolina grigia, fresca e umida, e tutto si dissolve in essa, Anubi e Thoth, Katya e la sacerdotessa, la tenda, l’amuleto, lui stesso, invaso e penetrato dal grigio fino a diventarne parte. Fluttua verso il centro del vuoto. È questo che Gengis Mao teme a tal punto? Essere un pallone d’aria e nient’altro che un pallone d’aria, trasformati in elio circondato da un involucro inesistente, accantonare tutte le responsabilità e, totalmente liberati, fluttuare per sempre? Gengis Mao è così
— Com’è tranquillo qui — dice Katya.
— E pulito. Hanno lavato il mondo, apposta per noi.
— Dove preferisci andare?
— Dovunque.
— Il circo? La corrida? Il mercato? Dovunque?
— Dovunque — dice Shadrach. — Sì. Andiamo dovunque.
Senza alcuno sforzo, fluttuano per il mondo. La leonessa li saluta con un gesto di congedo. L’aria è dolce e balsamica. Gli alberi sono in fiore, fiori di fuoco, piccoli calici di fiamma che sbocciano alle estremità dei rami; si liberano e scendono dolcemente giù, volteggiano, si avvicinano a loro, li toccano, sprofondano dolcemente nei loro corpi. Shadrach osserva il passaggio di un bocciolo rosso fuoco attraverso le ossa del petto di Katya; emerge tra le spalle, cade con leggerezza al suolo, libera il seme, sboccia. Un alberello magro sorge e si trasforma in un fiore fiammeggiante. Shadrach e Katya ridono come bambini. Attraversano insieme il continente. Le sabbie del Gobi risplendono. La Grande Muraglia si stende davanti a loro, un serpente di pietra che si contorce e si inarca.
— Ehi, sono Jim il Negro e la Piccola Nell! — esclama Ch’in Shih Huang Ti, che si erge in alto sulla Muraglia. Si esibisce in una piccola danza di gioia, togliendosi la papalina di seta nera, lasciando svolazzare le lunghe trecce elaborate.
—
— Dov’è l’uscita? — chiede Katya.
— Per di là — dice il Primo Imperatore. — Dopo le catene, oltre la griglia di ferro.