Читаем Shadrach nella fornace полностью

Gengis Mao chiude gli occhi; ma, i rilevatori interni dicono a Shadrach, il Khan è ancora pienamente cosciente, teso, come un leopardo attento appostato su un ramo alto. La pelle è arrotolata all’indietro e tenuta ferma dai retrattori. Warhaftig si fa di lato e permette a Malin di fare l’incisione cranica. Il tocco del neurochirurgo non è abile come quello di Warhaftig; ma Malin ha passato trent’anni ad affettare crani, e sa con una precisione che Warhaftig non potrebbe mai raggiungere quanto margine d’errore è concesso ai suoi tagli. Ecco: ora c’è una finestra che dà sull’interno della testa del Khan. Shadrach, sbirciando con immensa circospezione, fissa ammirato il cervello che ha concepito le teorie della depolarizzazione centripeta, che ha fatto nascere il Comitato Rivoluzionario Permanente, che ha tratto l’umanità fuori dal caos della Guerra Virale. È lì, lì, proprio lì, in quel misterioso bulbo grigio, che tutto è stato generato, già.

Ora stanno ricercando un sito per la valvola di drenaggio. Warhaftig ha ripreso il comando. Invece di un laser, sta utilizzando a questo punto un ago cavo riempito di azoto liquido, raffreddato criostaticamente alla temperatura di -160° C. L’ago, infilandosi nelle profondità del tronco dell’encefalo del Khan, congela le cellule cerebrali col suo contatto, e se il contatto si prolunga le ucciderà. Mentre Malin annuncia valori rilevati dagli strumenti, e Shadrach fornisce dati teletrasmessi sullo stato delle attività autonome di Gengis Mao, Warhaftig, rassicurato del fatto che non sta distruggendo centri neurali vitali, apre uno spazio per l’inserimento del dispositivo di drenaggio. Tutto procede liscio. Il Khan continua a respirare, a pompare sangue, a generare la normale marea di onde elettroencefalografiche. Alloggiati dentro di lui ora ci sono un tubicino che devia il liquido cerebrospinale in eccesso nel sistema circolatorio, una valvola attraverso la quale il liquido può venire risucchiato, e un impianto telemetrico che fornirà al medico di Gengis Mao rapporti costanti sul funzionamento di quella valvola e sui livelli di liquido dei ventricoli cranici. Osso e pelle vengono risistemati; il Khan, che ha l’aria stravolta e pallida ma ora sorride, viene condotto alla sala di ricupero.

Warhaftig si rivolge a Shadrach. — Dato che abbiamo tutto già pronto, procediamo all’operazione successiva immediatamente. Va bene? — Tocca la mano sinistra di Shadrach. — Lei vuole che l’impianto telemetrico venga collocato qui, è così? Innestato nei muscoli del palmo. Ma non alla base del pollice, eh? Qui giù, più vicino al centro del palmo, ho capito bene? Perfetto. Procediamo alla disinfezione e cominciamo, allora.

Shadrach e Nikki, al loro primo incontro da quando lui è ritornato, si trovano a disagio insieme. Lui cerca di sorridere, ma dubita che la propria faccia stia facendo un ottimo lavoro, e la cordialità di lei pare altrettanto forzata.

— Come sta il Khan? — chiede infine lei.

— Si sta riprendendo bene — dice Shadrach. — Come al solito.

Lei lancia un’occhiata alla fasciatura sulla mano sinistra di Shadrach. — E tu?

— Fa un po’ male. L’impianto era un po’ più grande degli altri. Più complesso. Ancora un giorno o due e non lo sentirò più.

— Sono contenta che tutto sia andato bene.

— Sì. Grazie.

Ripercorrono il rituale dei sorrisi forzati.

— È bello vederti — dice lui.

— Sì. È molto bello vedere te.

Stanno zitti. Ma sebbene la conversazione si sia spenta, nessuno dei due accenna ad andarsene. Shadrach si sorprende notando quanto la bellezza di lei non gli faccia il minimo effetto oggi: Nikki è splendida come non mai, ma lui non prova niente, assolutamente niente, solo una specie di ammirazione astratta, come un sentimento che potrebbe provare per una statua di marmo o per un tramonto spettacolare. Shadrach si mette alla prova. Richiama alla mente dei ricordi. Il fresco delle cosce di lei contro le sue labbra. Quei seni sodi racchiusi a coppa nelle sue mani. Il sospiro di piacere, spingendosi dentro di lei. La fragranza del torrente scuro della chioma di Nikki. Niente. Le conversazioni che duravano tutta una notte, quando c’era così tanto da raccontarsi. Niente. Niente. E così che il tradimento incenerisce l’amore. Ma lei resta bellissima.

— Shadrach…

Shadrach resta in attesa. Lei si sta sforzando di trovare le parole. Lui ha il sospetto di sapere cosa vorrebbe dire: vorrebbe dirgli ancora una volta che le dispiace, che non aveva scelta, che anche se l’ha tradito è stato solo per un senso di inevitabilità di quel che sarebbe successo. È un momento di imbarazzo interminabile.

Alla fine lei dice: — Al Progetto stiamo andando bene.

— Ho sentito.

— Io devo andare avanti, lo sai. Non c’è altro modo per me. Ma tu devi capire che io spero che non venga mai usato. Voglio dire, si tratta di ricerche preziose, è una conquista importantissima per la scienza, ma io voglio che rimanga solo una conquista da laboratorio, solo un… un…

Non riesce più a parlare.

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