Stanco, ha detto. Teso. Bene, forse è vero. Ma c’è dell’altro. Dev’essere qualcosa che ha a che fare con Avatar. Starà pensando di sparire? È troppo intelligente per farlo. Deve ben sapere che non può sparire. E allora di cosa si tratta? Spirito di ribellione? Vuole solo scoprire cosa succede se va a trovare il vecchio e gli dice che se ne sta andando per un mese, destinazione sconosciuta? Ovvio che non rifiuterei. Molto più interessante lasciarlo andare, e vedere cosa combina.
Il primo bagliore di indipendenza che abbia mai mostrato il povero Shadrach. Era anche ora.
E se mi ammalo gravemente mentre è via?
Cuore. Fegato. Polmoni. Reni. Emorragia cerebrale. Pleurite. Pericardite acuta. Uremia tossica. È così fragile, così volubile, così vulnerabile questo corpo, nient’altro che dei brandelli di carne legati insieme. Capace di disfarsi da un giorno all’altro.
Non mi devo preoccupare di cose del genere. Sto benissimo. Sto benissimo. Sto benissimo. Ho una salute straordinaria.
Non dipendo da Shadrach Mordecai.
Non dipendo da Shadrach Mordecai.
E se conoscesse qualche modo per sparire davvero? Immagino che ce ne sia almeno una possibilità sottilissima. Cosa succederebbe ad Avatar in quel caso? Si trova un altro donatore? Ma io voglio lui. Ogni volta che lo vedo, penso a com’è perfetto quel corpo, com’è agile, com’è elegante. Intendo indossare quel corpo un giorno, oh, sì!
E allora, dovrei permettergli di sparire di vista?
Ma nessuno può sparire di vista. Non alla mia vista.
E poi, conosco Shadrach. Non mi preoccupa questo suo viaggio. Partirà, si godrà la sua vacanza, e poi se ne tornerà da me. Di sua spontanea volontà. Tornerà qui, eccome. Sì. Di sua spontanea volontà.
È ora di pensare alla scelta delle destinazioni. Shadrach può andare in qualunque angolo del mondo, senza preoccuparsi del costo; non è forse un membro dell’élite del potere? Con la benedizione dell’Antidoto, è un aristocratico in un mondo di plebei condannati a marcire. Ma dove andare?
Si dirige verso il Vettore di Sorveglianza Uno per soppesare le possibilità.
Si è spesso soffermato davanti agli schermi del Vettore di Sorveglianza Uno per un tuffo casuale nelle attività del mondo esterno, che chiama il Reparto Traumatologia: questa, però, è la prima volta che si siede sul trono imperiale dal quale si controlla il grande apparato degli occhi-spia. Lo fronteggiano decine, forse centinaia di tasti colorati: una fila di bottoni rossi, un cuneo di verdi, altri gialli, blu, violetti, arancioni. Le sue mani scorrono sopra di essi come quelle di un organista inesperto che per la prima volta si avvicina a una tastiera completa. Non ci sono etichette. C’è una logica? In ogni angolo della stanza ci sono immagini che turbinano e lampeggiano sulla miriade di schermi, comparendo e scomparendo con ritmi variabili e imprevedibili. Shadrach preme un tasto verde. È successo qualcosa? I monitor sembrano sempre funzionare in modo casuale. Copre decine di tasti verdi stendendo i palmi delle due mani. Ah. Ora pare che la reazione segua una sorta di schema riconoscibile. Una parte degli schermi, in alto in alto, verso destra, mostra delle città che sono inequivocabilmente europee: Parigi, Londra, Praga forse, Vienna, Stoccolma. Può darsi che i colori siano collegati ai continenti, dunque.