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Le sue parole si rivelarono veritiere. Fu Saphira a individuare per prima il villaggio, ma soltanto nel pomeriggio anche loro riuscirono a scorgerla come una bassa gobba scura sull'orizzonte. Yazuac era ancora molto lontana; era visibile solo perché il resto era di una piattezza uniforme. Continuando a cavalcare, notarono una grigia linea sinuosa su entrambi i lati del villaggio, che spariva in lontananza.

«Il fiume Ninor» disse Brom, indicandolo.

Eragon Fece fermare Cadoc. «Qualcuno scoprirà Saphira, se resta con noi. Non credi che potrebbe nascondersi mentre noi entriamo a Yazuac?»

Brom si grattò il mento e guardò il villaggio.«Vedi quell’ansa del fiume? Falla aspettare lì. E’ abbastanza lontana da Yazuac perché nessuno la scopra, ma tanto vicina da poterc raggiungere in breve tempo. Noi andremo al villaggio, prenderemo ciò che ci serve e ci rivedremo più tardi.» Non mi piace, disse Saphira, dopo che Eragon le ebbe spiegato il piano. E’ irritante doversi sempre nascondere come un criminale.

Sai che cosa succederebbe se ti vedessero. La dragonessa borbottò ancora, ma si arrese e si allontanò, sorvolando a bassa quota la pianura.

I due ripresero a trottare, pensando con sollievo al cibo e all’acqua che presto avrebbero trovato. Mentre si avvicinavano alle piccole case, videro fili di fumo levarsi da una decina di comignoli, ma non c’era anima viva per le strade. Un silenzio irreale regnavasul villaggio. In un atto di tacita intesa, si fermarono davanti alla prima casa. Eragon disse brusco:«Non ci sono cani che abbaiono.» «No»

«Però non vuol dire niente.»

«…No.»

Eragon fece una pausa.«Ma oramai qualcuno avrebbe docuto vederci.»

«Sì»

«E perché non escono?»

Brom socchiuse gli occhi contro il riverbero del sole. «Forse hanno paura.»

«Forse» disse Eragon.Tacque per qualche istante. «E se fosse una trappola? E se i Ra’zac ci stessero aspettando?»

«Ci servono acqua e viveri.»

«C'è sempre il Ninor.»

«Ma ci mancano i viveri.»

«Giusto.» Eragon si guardò intorno. «Che cosa facciamo? Entriamo?»

Brom fece schioccare le redini. «Sì, ma non da sciocchi. Questo è l'ingresso principale di Yazuac. Se volessero tenderci un agguato, con ogni probabilità lo farebbero qui. Nessuno si aspetta che arriviamo da una direzione diversa.»

«Dall'altra parte, allora?» chiese Eragon. Brom annuì e sguainò la spada, tenendo la nuda lama contro la sella, Eragon preparò l'arco e incoccò una freccia.

Aggirarono silenziosi la città, trovarono un ingresso minore ed entrarono circospetti. Le strade erano deserte, fatta eccezione per una piccola volpe che sfrecciò spaventata al loro passaggio. Le case erano buie, e le finestre rotte davano loro un'aria sinistra. Parecchie porte erano state scardinate. I cavalli rotearono gli occhi per il nervosismo, Eragon si sentì prudere il palmo della mano, ma resistette all'impulso di grattarsi. Quando furono in vista del centro del villaggio, Eragon strinse forte l'arco e impallidì di botto. «Dei del cielo» sussurrò.

Una montagna di cadaveri si ergeva avanti a loro, i corpi rigidi, i volti contratti in smorfie terribili. Gli abiti erano inzuppati di sangue, che impregnava anche il suolo lì attorno. Uomini massacrati giacevano sopra le donne che avevano cercato di proteggere, le madri tenevano ancora stretti i figli, e gli amanti che avevano tentato di fare da scudo l'uno all'altra riposavano in un gelido abbraccio di morte. Tutti erano trafitti da frecce nere. Nessuno, giovane o anziano, era stato risparmiato. Ma la visione più agghiacciante fu la lancia aguzza che svettava sulla pila di cadaveri, sulla quale era impalato il corpicino pallido di un bambino.

Gli occhi di Eragon si offuscarono di lacrime. Cercò di distogliere lo sguardo, ma era come ipnotizzato da quei , volti. Fissò i loro occhi spalancati e si chiese com'era possibile che la vita li avesse abbandonati con tanta semplicità. Che significato ha la nostra esistenza se può finire così? Si sentì travolgere da un'ondata di disperazione.

Dal cielo scese un'ombra nera: una cornacchia, che si appollaiò sulla punta della lancia. Fece scattare la testa in basso e i suoi occhi scrutarono avidi il cadavere del bambino. «Oh no, non ci provare» ringhiò Eragon. Tese la corda dell'arco e la liberò con una vibrazione sonora. In un'esplosione di piume, la cornacchia cadde all'indietro, il petto trafitto da una freccia. Eragon ne incoccò un'altra, ma all'improvviso lo stomaco gli si contrasse. Il ragazzo si sporse dal fianco di Cadoc per vomitare.

Brom gli diede una pacca gentile sulla schiena. Quando Eragon ebbe finito, gli chiese: «Preferisci aspettarmi fuori Yazuac?»

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Андрей Боярский

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