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La lei? Ehm… avevano lasciato gli spogliatoi del circolo alle 13,30. Calcolando, approssimativamente, un’ora e un quarto per le prime tredici buche, e… Be’, diciamo tra le 14,30 e le 15. Stabiliamo, come tempo medio, le 14,45; che era una buona approssimazione. Sottraendo:

Due giorni, tre ore, dieci minuti.

Periodicità.

Volle sottrarre l’ora esatta della volta successiva — prima… Il quarto episodio doveva essere successo alle 17,55 del lunedì. Se…

Ma certo, mancavano esattamente cinque minuti alle sei quando aveva oltrepassato la soglia della gioielleria ed era stato anestetizzato.

Esattamente.

Due giorni, tre ore, dieci minuti.

Periodicità.

PERIODICITÀ.

Trovata una relazione, finalmente. Ecco la prova che quegli avvenimenti pazzeschi appartenevano tutti allo stesso genere. Ogni… cinquantun’ore e dieci minuti gli accadeva qualche cosa di pazzesco.

Ma perché?

Sporse la testa fuori nel corridoio.

— Infermiera, INFERMIERA. Che ore sono?

— Le otto e mezzo, signor Wills. Niente che possa portarle?

Sì. No. Champagne. O una camicia di forza. Quale dei due?

L’aveva risolto, il problema. Ma la risposta non aveva più senso del problema stesso. Ancor meno, se mai. E oggi…

Fece un rapido calcolo.

Fra trentacinque minuti.

Fra trentacinque minuti gli sarebbe successo qualche cosa!

Un qualche cosa come un lombrico volante, o un’anitra starnazzante che soffocava in una bacheca ermeticamente chiusa, o…

O forse, di nuovo, qualche cosa di pericoloso? Calore bruciante, anestesia improvvisa…

Forse qualcosa di peggio?

Un cobra, un unicorno, un diavolo, un lupo mannaro, un vampiro, un mostro senza nome?

Alle 9,05. Fra mezz’ora.

Ad un’improvvisa folata di vento dalla finestra aperta senti freddo alla fronte. Perché era madida di sudore.

Fra mezz’ora.

<p>XV</p>

Cammina su e giù — quattro passi avanti, quattro passi indietro. Pensa, pensa, PENSA.

Ne hai risolto una parte, del problema; ma la parte restante, in che cosa consiste? Impossessatene, o sarà quella a impossessarsi di te.

Periodicità; cioè, una parte del problema. Ogni due giorni, tre ore, dieci minuti…

Accade qualcosa.

Perché?

Che cosa?

Come?

Sono in stretta relazione, queste cose, fanno parte di uno schema; hanno un senso, in qualche modo, altrimenti non sarebbero scaglionate nel tempo a intervalli regolari.

Mettile in relazione: lombrico, calore, anitra, lei, etere…

O diventare matto.

Matto. Matto. MATTO.

Mettile in relazione: le anitre mangiano i lombrichi, vero? Ci vuole il calore per far crescere i fiori con cui si fanno le lei. Poteva anche darsi che i lombrichi mangiassero i fiori, per quanto ne sapeva lui. Ma che cosa hanno da spartire i lombrichi con le lei; che cosa è l’etere per un’anitra? L’anitra è un animale, la lei un vegetale, il calore una vibrazione, l’etere un gas, il verme… che cosa diavolo è un verme? E perché poi un verme che vola? Perché l’anitra era dentro la bacheca? Che cosa pensare di quella moneta cinese con il buco che era andata persa? Somma o sottrai la palla da golf, e se consideri x uguale ad una aureola e y uguale ad un’ala, allora x più 2y più 1 lombrico uguale a…

Fuori, da qualche parte, nell’oscurità incipiente, un orologio batteva le ore.

Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove…

Le nove.

Cinque minuti, ancora.

Fra cinque minuti sarebbe successo di nuovo qualcosa.

Cobra, unicorno, diavolo, lupo mannaro, vampiro. O qualche cosa di freddo, viscido, senza nome.

Qualsiasi cosa.

Cammina su e giù, quattro passi avanti, quattro passi indietro.

Pensa, PENSA.

Jane perduta per sempre. Amatissima Jane, nelle cui braccia era ogni felicità. Jane, tesoro, non sono matto; peggio che se fossi matto. Sono…

Che ora è?

Devono essere le nove e due minuti. Tre.

Che cosa arriverà? Cobra, diavolo, lupo mannaro…

Che cosa sarà questa volta?

Alle nove e cinque minuti… CHE COSA?

Dovevano essere le nove e quattro, adesso; sì, erano passati almeno quattro minuti, forse quattro e mezzo…

Urlò, tutto ad un tratto. Non riusciva a sopportare l’attesa.

Il problema non poteva essere risolto. Ma lui doveva trovare la soluzione.

O diventare matto.

MATTO.

Matto doveva esserlo già. Matto, a sopportare di vivere, cercando di lottare contro qualcosa contro cui non si poteva lottare, cercando di sconfiggere ciò che non poteva essere sconfitto. Battendo la testa contro…

Stava correndo, adesso, fuori dalla porta, giù per il corridoio.

Forse, se si spicciava, sarebbe riuscito ad ammazzarsi prima delle nove e cinque. Non avrebbe mai dovuto sapere. MORIRE, MORIRE, FARLA FINITA. ERA QUELLO L’UNICO MODO PER SPUNTARLA IN QUEL GIOCO.

Un coltello.

Doveva esserci un coltello da qualche parte. Un bisturi è un coltello.

Giù per il corridoio. La voce di un’infermiera, alle sue spalle, che grida. Rumore di passi.

Scappa. Ma dove? In un posto qualsiasi.

Neanche un minuto intero doveva essere rimasto. Secondi, forse.

Forse erano le nove e cinque, adesso. Spicciati!

Una porta con la scritta “Servizi”… La spalancò, di botto.

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