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— Di’, Pete, puoi farmi una commissione?

— Certo, Charlie. Di che si tratta?

— Vorrei ritirare l’anello prima che il negozio chiuda, alle sei; così non dovrò venire in centro, domani. Scorwald e Benning, proprio nel tuo stesso isolato. Me lo andresti a prendere tu? È già pagato. Telefono che te lo consegnino.

— Volentieri. Di’, dove sei? Stasera mangio in centro; che ne diresti di prendere un boccone con me?

— Certo, Pete. Ma senti, forse ce la faccio ad arrivare in tempo dal gioielliere: ti ho chiamato giusto per stare sul sicuro. Ascolta, c’incontriamo là. Trovatici per le sei meno cinque, tanto per essere certo di riuscire a ritirare l’anello; io ci sarò per la stessa ora, sempre che ce la faccia. Altrimenti, aspettami fuori. Non farò più tardi delle sei e un quarto, al massimo.

Charlie riattaccò il ricevitore e trovò che il suo vestito era già pronto. Saldò il conto, uscì dalla sartoria e si mise alla ricerca di un taxi.

Gli ci vollero dieci minuti per trovarne uno; ciononostante, vide che ce l’avrebbe fatta ad arrivare in tempo. Di quella telefonata a Pete, in fin dei conti, non ce ne sarebbe stato proprio bisogno: alla gioielleria sarebbe arrivato comodamente per le cinque e cinquantacinque.

E infatti mancava giusto qualche secondo a quell’ora quando smontò dalla macchina, pagò il tassista e s’incamminò verso l’entrata del negozio.

Fu proprio mentre posava il piede oltre la soglia di Scorwald e Benning che avvertì il caratteristico odore, e, prima di riuscire a capire di che cosa si trattasse, aveva fatto un altro passo in avanti. Dopo, era troppo tardi per metterci riparo.

Niente da fare, ormai. Inconsciamente, per accertare l’identità della sostanza, aveva inspirato profondamente e non aveva bisogno ormai di ripetere la prova: la sostanza era così pura e così forte che i suoi polmoni ne erano già pieni.

Alla sua visione distorta il pavimento pareva lontano un chilometro, eppure gli veniva incontro lentamente — lentamente ed inesorabilmente. Gli sembrò di rimanere sospeso in aria per una buona frazione di tempo. Poi, prima dell’atterraggio, misericordiosamente tutto fu vuoto e nero.

<p>XII</p>

— Etere.

Charlie guardò stranito il dottore in camice bianco. — Ma come diavolo avrei potuto ingollare una dose di etere?

C’era anche Pete, che lo sbirciava al di sopra della spalla del medico. La faccia dell’amico era pallida e contratta. Ancor prima che il dottore si stringesse nelle spalle, Pete stava dicendo:

— Senti, Charlie, il dottor Palmer è già per strada; viene qui. Ho detto loro…

Poi Charlie fu preso da violenti, sconvolgenti conati di vomito. Il dottore che aveva detto “Etere” non c’era più e non c’era neppure il dottor Palmer, ma Pete — a quanto pareva — stava adesso discutendo con un signore alto, dall’aspetto distinto, la barba a spazzola e gli occhi di falco.

— Lasci stare quel povero ragazzo, — diceva Pete. — Maledizione, è tutta la vita che lo conosco. Non ha bisogno di uno psichiatra. Sicuro che diceva delle cose pazzesche mentre era sotto narcosi; ma non dicono tutti delle sciocchezze sotto l’effetto dell’etere?

— Ma, mio giovane amico, — la voce dell’uomo alto era melliflua, — lei dimostra di fraintendere le ragioni per cui l’ospedale mi ha chiesto di esaminano. Io desidero dimostrare la sua sanità mentale, se possibile. Può avere avuto dei motivi più che legittimi per inalare dell’etere. E poi anche la faccenda della scorsa settimana, quando è stato qui la prima volta. Sicuramente, un uomo normale…

— Maledizione, ma non se l’è mica dato lui l’etere. L’ho visto io mentre entrava nel negozio, dopo essere sceso dal taxi. Camminava normalmente e teneva le mani lungo i fianchi. Poi, tutto a un tratto, è semplicemente crollato, di schianto.

— Vuoi insinuare che a narcotizzarlo è stato qualcuno vicino a lui?

— Non c’era nessuno vicino a lui.

Charlie teneva gli occhi chiusi, ma, dal tono di voce dello psichiatra, avrebbe potuto giurare che l’uomo stava sorridendo. — Allora, mio giovane amico, come pensa che sia stato narcotizzato?

— Accidenti, non lo so. Dico soltanto che lui non…

— Pete! — Charlie riconobbe la propria voce, e si accorse di avere riaperto gli occhi. — Digli di andarsene al diavolo. Digli di dichiararmi pazzo, se vuole. Sicuro che sono pazzo. Digli del verme e dell’anitra. Portatemi al manicomio. Digli…

— Ha… — Di nuovo la voce della barba a spazzola. — Ha già avuto, in precedenza, delle… fissazioni?

— Charlie, stattene zitto! Dottore, è ancora sotto l’effetto dell’etere; non gli dia retta. Non è leale psicanalizzare uno che non sa di che cosa sta parlando. Per due soldi, io…

— Leale? Amico mio, la psichiatria non è un gioco. Le assicuro, che gli interessi di questo giovanotto mi stanno a cuore. Forse la sua… aberrazione è curabile, e vorrei…

Charlie si tirò su a sedere, urlando: — Fuori di qui, prima che io

Di nuovo, il buio tutt’intorno.

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