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Errata corrige

Anche pubblicato come "L'angelo lombrico".

Fredric Brown

Научная Фантастика18+
<p>Fredric Brown</p><p>Errata corrige</p>Uscito originariamente in Italia con il titoloL’angelo lombricoTitolo originale: The Angelic AnglewormTratto da Il giardino del tempo: il terzo libro della fantascienza© 1943<p>I</p>

Charlie Wills fermò la suoneria della sveglia. Poi — un movimento dopo l’altro — roteò i piedi fuori dal letto e li infilò nelle pantofole mentre si allungava a prendere una sigaretta. Accesa la sigaretta, si concesse un momento di pausa seduto sul bordo del letto.

Aveva ancora tempo, — decise, — per starsene lì seduto a finire di svegliarsi fumando: ancora quindici minuti, prima che arrivasse Pete Johnson per portarlo a pescare. E ne bastavano dodici, di minuti, per lavarsi la faccia e buttarsi addosso il vecchio vestito.

Gli sembrava strano alzarsi alle cinque della mattina, ma si sentiva in ottima forma. Perdiana, anche se non era ancora spuntato il sole, anche se il cielo attraverso la finestra pareva un pastello dai toni sfumati, lui stava benone. Perché c’era soltanto una settimana e mezzo da aspettare, adesso.

Meno di una settimana e mezzo, a dir la verità: i giorni erano dieci. O meglio — a pensarci bene — un po’ più di dieci, se si partiva, nel calcolo, da quell’ora della mattina. Ma diciamo pure dieci giorni. Se solo adesso avesse potuto tornarsene a dormire… accidenti, al suo risveglio si sarebbe trovato tanto più vicino al momento delle nozze. Già, quando tutti emozionati si sta aspettando un qualche cosa, è bello davvero starsene a dormire. Il tempo vola via e non si avverte nemmeno il fruscio delle sue ali.

Ma no, non poteva tornarsene a dormire. Aveva promesso a Pete di essere pronto alle cinque e un quarto; e se non lo fosse stato, Pete si sarebbe seduto in macchina proprio lì davanti a suonare il clacson, svegliando i vicini.

La dilazione di tre minuti era finita: così spense la sigaretta e prese i vestiti dalla sedia.

Si mise a fischiare piano il Sto per sposarmi — hm, hm, hm, hm — dal Mikado. E — giusto per essere pronto in tempo — cercò di distogliere lo sguardo dalla fotografia di Jane, posta sul cassettone nella cornice d’argento.

Doveva essere pressappoco l’individuo più fortunato della terra, o di qualsiasi altro luogo — se esisteva un qualsiasi altro luogo.

Jane Pemberton: con quei soffici, ondulati capelli castani, al tatto simili alla seta — anzi, più lisci della seta; con quell’attraente nasino all’insù, una vera dannazione per l’anima; con quelle lunghe, eleganti gambe abbronzate dal sole; con… accidenti, con tutto quello che una ragazza può avere e altro ancora. Il miracolo che lei lo amasse era tanto recente da sentirsene ancora stordito.

Dieci giorni in uno stato di stordimento, e poi…

L’occhio gli cadde sul quadrante della sveglia, facendolo trasalire. Erano le cinque e dieci e lui era ancora lì, seduto, con in mano il primo calzino. Finì di vestirsi in fretta e furia: appena in tempo! Erano quasi le cinque e un quarto quando, infilatasi la giacca di fustagno e afferrata l’attrezzatura da pesca, scese le scale in punta di piedi ed uscì fuori nell’aria fresca dell’alba.

La macchina di Pete non c’era ancora.

Tanto meglio. Avrebbe avuto qualche minuto per rimediare un po’ di vermi: tutto tempo risparmiato, più tardi. Naturalmente non poteva mettersi a scavare nel prato della signora Grady, ma, sul davanti della casa, c’era una striscia non coltivata tutt’attorno all’aiuola lungo il portico, e lì non importava se avesse rimosso un po’ di terriccio.

Si inginocchiò accanto all’aiuola, dopo aver tirato fuori il suo coltello a serramanico e, conficcata la lama giù nel terreno per circa cinque centimetri, scalzò una zolla. Sì, c’erano dei vermi che andavano proprio bene: eccone uno bello grosso, succoso — una tentazione per qualsiasi pesce.

Charlie si allungò per tirarlo fuori.

E fu allora che la cosa accadde.

Le punte delle sue dita si toccarono, ma non c’era alcun verme tra di esse: perché al verme era successo qualcosa. Quando Charlie si era allungato per prenderlo, quello aveva, in tutto e per tutto, le sembianze di un normalissimo lombrico: un lombrico lungo otto centimetri, grasso, viscido, tortuoso. Che, decisamente, non possedeva — allora — un paio d’ali. Né, tanto meno, una…

Praticamente impossibile, la cosa. Naturale, stava sognando o aveva un’allucinazione. Eppure, eccolo lì, fluttuante verso l’alto in una lenta, elegante spirale, del tutto spontanea all’apparenza; eccolo lì, che svolazzava davanti alla faccia di Charlie, le ali di un bianco luccicante, per niente simili alle ali di farfalla o di uccello, ma analoghe a…

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