Spiando attraverso l’occhio di una sonda in fibra che si estende nell’aorta attraverso un catetere, Shadrach conferma la diagnosi. È stata la recente operazione al fegato, forse, a rilasciare degli emboli nella circolazione sanguigna del Presidente, e uno di questi è riuscito in qualche modo a risalire la corrente nell’arteria, installandosi nell’aorta addominale e causando infezione. O forse non è andata così, ma in ogni caso sta prendendo forma un tumore, e sarà necessaria un’altra operazione. Se si trattasse di chiunque altro, i rischi di un’operazione a così poca distanza dal trapianto di un organo importante potrebbero addirittura superare i rischi del permettere a un aneurisma di espandersi. Ma Shadrach è diventato sorprendentemente rilassato, quanto ad affidare il suo venerabile paziente alle cure del bisturi. Il corpo ben resistente di Gengis Mao è stato aperto così tante volte da accettare ormai le operazioni di chirurgia come il proprio stato naturale. E poi, l’aneurisma non è così distante dal fegato, quindi Warhaftig sarà in grado di farsi strada attraverso l’incisione recente, che sta cominciando a rimarginarsi solo ora.
La notizia infastidisce Gengis Mao. — Non ho tempo per un’operazione adesso — dice irritato. — Stiamo continuando a scoprire nuovi congiurati ogni giorno che passa. Devo concedere a questo problema tutta la mia attenzione. E settimana prossima ci sono i funerali di Stato di Mangu, funerali che intendo presiedere personalmente. Non…
— Il pericolo è critico, signore.
— Mi dice sempre così. Credo che le piaccia dirmelo. Lei è troppo insicuro, Shadrach. Anche se non riuscisse a scoprire una nuova crisi ogni ventina di giorni, la pagherei lo stesso. Lei
— Non invento le crisi, signore.
— Lo stesso. Non si può aspettare un mese o due?
— In quel caso dovremmo fare un nuovo taglio nel tessuto rimarginato.
— E allora? Per un taglietto in più…
— A parte quello, i rischi…
— Già — dice Gengis Mao. — I rischi. Che rischi corro lasciando perdere questa storia per un po’?
— Lei sa cos’è un aneurisma, signore?
— Più o meno.
— È un tumore che contiene del sangue, o un grumo di sangue, in diretto contatto con la parete di un’arteria; causa delle modifiche degenerative nei tessuti che lo circondano. Se lo immagini come un palloncino che viene gonfiato gradualmente. Quando i palloncini diventano troppo grandi, esplodono.
— Ah.
— Questo aneurisma potrebbe finire per esplodere: negli intestini, nel peritoneo, nella pleura, o nei tessuti retroperitoneali. Oppure potrebbe causare un’embolia dell’arteria mesenterica superiore, e quindi un infarto intestinale. L’aorta stessa potrebbe esplodere spontaneamente. Ci sono diverse possibilità. Tutte fatali.
— Fatali?
— Invariabilmente. Un dolore lancinante, il decesso normalmente nel giro di minuti.
— Ah — dice Gengis Mao. — Ah. Capisco.
— Potrebbe succedere praticamente in qualunque momento.
— Ah.
— Senza preannunciarsi in alcun modo.
— Capisco.
— Non saremmo assolutamente in grado di far niente una volta che l’aneurisma scoppiasse. Non ci sarebbe modo di salvarla, signore.
— Ah. Capisco. Ah.
Capisce? Sì. Certamente davanti agli occhi da basilisco di Gengis Mao stanno nuotando visioni di aneurismi. Le guance magre e rugose si contraggono in una riflessione assorta; la fronte bronzea si aggrotta, cupa. Il Khan è turbato. Tra i suoi piani per questa mattina non era previsto il confronto con la possibilità della propria estinzione. Ora, ovviamente, sta contemplando la dipartita di Gengis II Mao IV da questo mondo, e l’idea non lo attrae più di quanto non lo attragga normalmente. La Rivoluzione Permanente che ha trasformato il mondo dilaniato richiede un Leader Permanente; sebbene Gengis Mao, riecheggiando parole simili di Mao I, abbia spesso detto che chi partecipa a una rivoluzione raggiunge l’immortalità rivoluzionaria, trascende la morte individuale vivendo indefinitamente nel fermento rivoluzionario permanente che ha aiutato a creare, è chiaro che Gengis Mao preferisce per sé l’altra varietà di immortalità, quella meno metaforica. Il viso torvo, emette un sospiro. Dà il suo assenso a quest’ultima interruzione chirurgica delle sue fatiche rivoluzionarie.
Warhaftig è convocato. Ci sono incontri, conciliaboli; si spostano appuntamenti e scadenze; si spiegano al Khan i dettagli dell’operazione chirurgica. I condotti sanguigni verranno bloccati al di sopra e al di sotto dell’aneurisma, per arrestare temporaneamente la circolazione fintantoché Warhaftig avrà rimosso l’aneurisma e installato una protesi di dacron o teflon.
— No — dice il Khan. — Non una protesi. Potete fare un innesto di tessuto, no? Non ci sono grandi problemi di rigetto con il tessuto arterioso. In fondo è solo un po’ di tubicino flessibile.
Warhaftig dice: — Ma il dacron e il teflon si sono dimostrati assolutamente…