Sulle pareti dell'aula vennero montati due grandi monitor a colori, uno di fronte alla giuria, l'altro davanti al pubblico. Inoltre il giudice Pringle aveva un televisore più piccolo sul suo banco, così come l'Accusa e la Difesa. La guardia giudiziaria abbassò le luci…
Tutte le immagini dell'equipaggio dell'
I video in microgravità a bordo dell'astronave Tosok erano stati girati da Cletus Calhoun, ed eccetto la vista occasionale di uno dei suoi arti dinoccolati, l'umano era completamente assente dalle immagini. Dale Rice ne fu contento. Più là giuria dimenticava Calhoun — l'amabile montanaro che scherzava con Jay Leno — e meglio era.
La voce strascicata di Clete, però, si sentiva forte e chiara per tutta la durata del video. La cassetta iniziava con lui che parlava con un Hask fluttuante, che era chiaramente visibile; Dale aveva dimenticato quanto fosse blu la vecchia pelle di Hask.
«Ma voi ragazzi» disse Clete «che siete in grado di fermarvi per secoli, che avete questa capacità innata. Sapete alterare la gravità nello spazio, naturalmente, attraverso la forza centrifuga o l'accelerazione costante. Ma non potete fare niente per il tempo che ci vuole per un viaggio interstellare. Con una capacità naturale di sospendere l'animazione, di sicuro ci battete. Forse noi siamo stati programmati per andare nell'orbita planetaria, ma la vostra razza sembra programmata per navigare tra le stelle.»
«Molti dei nostri filosofi sarebbero d'accordo con questa affermazione» disse Hask. Fece una pausa. «Ma non tutti, naturalmente.» Per qualche momento tra i due seguì il silenzio. «Ho fame» disse il Tosok. La cosa non sorprese affatto Clete; per quanto ne sapeva, Hask non aveva mangiato niente dall'ammaraggio della capsula. «Ci vorranno diverse ore perché gli altri rinvengano. Hai bisogno di cibo?»
«Ho portato qualcosa con me» disse Clete. «Razioni della Marina. Non è alta cucina, ma serviranno allo scopo.»
«Vieni con me» disse Hask. L'alieno piegò le gambe contro una paratia e si spinse via. Clete iniziò con una spinta della mano — per un istante l'inquadratura mostrò il suo braccio — ma poi sembrò muoversi anche lui dal muro. Fluttuarono lungo un altro corridoio, con delle grosse luci gialle alternate a luci più piccole e arancioni.
Ben presto arrivarono a una porta, che si aprì per lasciar passare Hask. Entrarono nella stanza. Appena lo fecero, si accesero in alto altre luci.
Si sentiva un suono provocato da Clete inspirando. Non c'era modo di sapere cosa stesse pensando in quel momento, ma a Dale Rice veniva da vomitare ogni volta che vedeva quel pezzo del video. Nella luce scarsa dell'aula vide diversi giurati che trasalivano.
Al centro dell'inquadratura c'era una grande massa insanguinata. Ci vollero diversi secondi per delineare la forma dell'oggetto mentre la telecamera di Clete girava. Sembrava un tubo lunghissimo di carne cruda, con una superficie luccicante di sangue rosato. Il tubo era avvolto su se stesso come un mucchio di intestini. Aveva un diametro di circa dodici centimetri e la lunghezza, se fosse stato srotolato, sarebbe potuta arrivare a quindici metri; una grossa anaconda sanguinolenta e priva della pelle. Un'estremità era infilata in una delle pareti della stanza; l'altra, che aveva una sezione circolare piatta, era tenuta da un supporto ceramico a forma di Y.
«Dio Santo!» diceva la voce di Clete. «Che cos'è?»
«È cibo» disse Hask.
«È carne?»
«Sì. Ne vuoi un po'.»
«Oh, no. No, grazie.»
Hask fluttuò verso l'estremità libera del tubo. Pescò in una delle tasche della sua tunica grigia e tolse un piccolo cilindro blu lungo circa venticinque centimetri e largo cinque. Ne prese una parte nelle dita del suo braccio anteriore e l'altra in quello posteriore, poi lo piegò. Spezzò la parte centrale in due cilindri. Poi mosse le mani come se stesse disegnando un laccio invisibile allungato tra i due cilindri intorno al grosso tubo di carne, a circa dieci centimetri dalla sua estremità. Tirò le due maniglie blu allontanandole e, con grande sorpresa della giuria, una sezione del grande salsiccione di carne si staccò dal resto. Fluttuò, ma l'immagine mostrava chiaramente un contenitore attaccato al supporto a Y che avrebbe sicuramente accolto il pezzo di carne se la nave fosse stata in accelerazione.
«Come hai fatto?» chiedeva Clete, fuori campo.
Hask lo guardava stupito. Poi sembrava realizzare. «Vuoi dire il mio attrezzo da taglio? C'è una sola catena molecolare lunga e flessibile che collega le due maniglie. La catena non può essere rotta, ma essendo molto sottile, è in grado di tagliare con facilità quasi tutto.»
Si sentiva la voce di Clete che diceva «Affetta! Trita!»
«Prego?» rispondeva Hask.