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«Trovò un Cavaliere solidale, e le sue parole insidiose misero radici. Con ragionamenti persuasivi e l'uso di oscuri segreti appresi da uno Spettro, istigò il Cavaliere contro gli anziani. Insieme ne attirarono uno con l'inganno in un'imboscata e lo assassinarono. Quando l'empio gesto fu compiuto. Galbatorix si rivolse contro il suo complice e lo uccise. I Cavalieri lo trovarono con le mani ancora grondanti di sangue. Dalle sue labbra si levò un grido straziante, e fuggì nella notte. Poiché la follia lo aveva reso ancora più scaltro, i Cavalieri non riuscirono a scovarlo. «Per anni si nascose fra le terre desolate come un animale braccato, vigilando di continuo. Il suo atroce gesto non fu dimenticato, ma col tempo i Cavalieri abbandonarono le ricerche. Per un infausto capriccio della sorte, egli incontrò un giovane Cavaliere, Morzan, forte di muscoli ma debole di cervello. Galbatorix convinse Morzan a lasciare aperto uno dei cancelli di Ilirea, che ora si chiama Urù'baen. Nottetempo. Galbatorix s'introdusse furtivamente nella cittadella e rubò un cucciolo di drago. «Insieme al suo nuovo discepolo. Galbatorix si nascose in un luogo maledetto, dove i Cavalieri non osavano avventurarsi, Morzan divenne apprendista di oscuri segreti e incantesimi proibiti, che non avrebbero mai dovuto essere rivelati. Quando la sua formazione fu completa e il drago nero di Galbatorix, Shruikan, raggiunse la piena maturità. Galbatorix si rivelò al mondo, con Morzan al suo fianco. Insieme combatterono ogni Cavaliere che incontrarono sul cammino. Ogni assassinio accresceva la loro forza. Dodici Cavalieri si unirono a Galbatorix per desiderio di potere e di vendetta contro presunti torti subiti. I dodici, con Morzan, divennero i Tredici Rinnegati. I Cavalieri furono colti di sorpresa e perirono sotto i loro attacchi. Anche gli elfi combatterono aspramente contro Galbatorix, ma vennero sopraffatti e costretti a fuggire nei loro luoghi segreti, da cui non sono più tornati.

«Soltanto Vrael, capo dei Cavalieri, riuscì a resistere a Galbatorix e ai Rinnegati. Vecchio e saggio, lottò per impedire che gli ultimi draghi cadessero nelle mani nemiche. Durante l'ultima battaglia, davanti alle porte di Dorù Areaba. Vrael sconfisse Galbatorix, ma al momento del colpo di grazia esitò. Galbatorix approfittò della circostanza e lo trafisse al fianco. Ferito e sofferente. Vrael si rifugiò sul Monte Utgard, dove sperava di recuperare le forze. Purtroppo Galbatorix lo trovò. Questa volta, durante il duello. Galbatorix gli sferrò un calcio all'inguine, e grazie a quel colpo sleale riuscì a fargli perdere l'equilibrio e gli recise la testa di netto.

«Mentre il potere gli ribolliva nelle vene. Galbatorix si autoproclamò re di tutta l'Alagasëia. «E da quel giorno ci governa.»

Concluso il racconto. Brom si ritirò con gli altri trovatori. Eragon credette di vedere una lacrima brillare sulla guancia del vecchio. La folla si divise per tornare al villaggio, mormorando. Garrow disse a Eragon e Roran: «Consideratevi fortunati. Io non ho ascoltato questa storia che un paio di volte in vita mia. Se l'Impero sapesse che Brom l'ha recitata, non vivrebbe tanto da vedere la prossima luna.»

UN DONO DEL FATO

L

a sera dopo il ritorno da Carvahall, Eragon decise di sottoporre la pietra a qualche esperimento, come i aveva fatto Merlock. Solo, nella sua stanza, la posò sul letto insieme a tre arnesi. Cominciò con un piccolo mazzuolo di legno e la picchiò delicatamente. La pietra

emise un lieve suono argentino. Soddisfatto, la colpì con il secondo attrezzo, un pesante martello, e ne uscì un mesto rintocco. Infine usò uno scalpello, che non riuscì a scalfire né a graffiare la pietra, ma produsse un suono limpidissimo. Mentre la nota svaniva, gli parve di udire un debole squittio. Merlock ha detto che la pietra era cava; potrebbe contenere qualcosa di prezioso. Però non so come aprirla. Chiunque l'abbia lavorata deve aver avuto una buona ragione per farlo, ma chi l'ha mandata sulla Grande Dorsale non si è dato la pena di recuperarla, oppure non sa dove si trova. Ma non credo che un mago con tanto potere da spostare in quel modo la pietra non sia poi capace di ritrovarla. Allora ero destinato ad averla? Non sapeva darsi una risposta. Rassegnato davanti a quel mistero, ripose gli arnesi e mise di nuovo la pietra sulla mensola.

Quella notte Eragon si svegliò di soprassalto. Drizzò le orecchie. Silenzio. In preda all'inquietudine, infilò la mano sotto il materasso e afferrò il coltello. Aspettò qualche minuto, poi sprofondò di nuovo nel sonno.

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Андрей Боярский

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