— Ti sbagli, ragazzo — disse. — Io sono
— Facciamo qualche gioco, vuoi? — disse il dottor Hittner.
Dalle tasche della sua giacca di tweed tirò fuori un piccolo globo di plastica attaccato a una catena di metallo. Lo fece vedere a David; poi lo sospinse lungo la catena e il globo si smembrò in otto o nove pezzi di colori diversi. — Adesso guarda attentamente, intanto che li rimetto insieme — disse il dottor Hittner. Le sue grosse dita ricomposero abilmente il globo. Poi di nuovo lo divise in tante parti e lo spinse verso David, attraverso la scrivania. — È il tuo turno. Sei capace anche tu di rimetterlo insieme?
David ricordava che il dottore era partito prendendo un pezzo bianco a forma di E e adattando, in una delle sue scanalature, il pezzo azzurro a forma di D. Poi era stata la volta del pezzo giallo, ma David non riusciva a ricordare che cosa bisognava farne; ristette un attimo, imbarazzato, finché il dottor Hittner cortesemente gli proiettò un’immagine mentale della soluzione. David eseguì, e il resto fu facile. Rimase incastrato un paio di volte, però riuscì sempre a tirar fuori la risposta giusta dalla mente del dottore. "Perché mi fa fare un test," si chiedeva stupito David, "se poi continua a darmi tanti suggerimenti? Che cosa sta saggiando?" Quando il globo fu rimesso a posto, David lo restituì. — Ti piacerebbe tenertelo? — chiese il dottor Hittner.
— Non mi serve — rispose David. Comunque se lo mise in tasca.
Fecero vari altri giochetti. Ce n’era uno con alcune piccole carte più o meno delle dimensioni delle carte da gioco, con disegni di animali, uccelli, alberi e case; David doveva disporli in modo che formassero una piccola storia, e poi dire al dottore qual era la storia. Lui le sparpagliò a casaccio sulla scrivania e ci imbastì sopra una storia via via che procedeva: — L’anatra va nella foresta, come vedi, e incontra il lupo, così si trasforma in rana e salta via dal lupo dritto dritto nella bocca di un elefante; sfugge alle zanne dell’elefante e casca in un lago, e quando viene a galla vede la bellissima principessa, che dice: vieni a casa, che ti darò pan di zenzero; lui però sa leggere nella sua mente e vede che in realtà quella è una strega malvagia, che…
Un altro gioco implicava strisce di carta sulle quali c’erano grosse macchie di inchiostro azzurre. — Qualcuna di queste forme ti ricorda qualche cosa di concreto? — chiese il dottore. — Sì — rispose David — questo è un elefante, vede, qui c’è la coda e qui è tutto accasciato, e queste sono le zanne, e qui è dove lui fa pipì. — Ormai aveva scoperto che il dottor Hittner diventava molto interessato quando lui parlava di zanne e di pipì, perciò gli offrì ampie possibilità di interesse, andando a scovare cose di quel tipo in ogni macchia. A David questo sembrava proprio un gioco scemo, però, a quel che pareva, era importante per Hittner, che prendeva appunti su tutto quello che David diceva. David studiava la mente del dottor Hittner mentre lo psichiatra annotava. La maggior parte delle parole che coglieva erano incomprensibili, ma ne riconobbe alcune; i termini adulti delle parti del corpo che sua madre gli aveva insegnato: