Читаем Shadrach nella fornace полностью

— Le è stata installata una valvola nel cranio, signore. Per contrastare il pericolo di accumuli di fluido cerebrospinale. È però mio dovere dirle che la valvola è stata progettata in modo da avere un’azione reversibile. In seguito a un comando teletrasmesso, può pompare del liquido verso i ventricoli cranici, anziché risucchiarne via. Controllo io l’azione della valvola, qui, grazie a un cristallo piezoelettrico installato nel palmo della mia mano. Una contrazione della mano e il liquido cessa di defluire. Una contrazione più decisa e lo pompo verso l’interno. Sono in grado di interrompere i suoi processi vitali. Posso causarle un dolore intenso, come quello che ha ormai sperimentato due volte, e in un lasso di tempo sorprendentemente breve potrei causare la sua morte.

L’espressione sul volto di Gengis Mao è assolutamente opaca. Sta ponderando la dichiarazione di Shadrach, in silenzio.

Alla fine dice: — Perché mi ha fatto questo, Shadrach?

— Per proteggermi, signore.

Il Khan riesce a prodursi in un sorriso glaciale. — Pensava che avrei usato il suo corpo per il Progetto Avatar?

— Ne avevo la certezza, signore.

— Si sbagliava. Non sarebbe mai successo. Lei è troppo importante per me così com’è, Shadrach.

— Sì, signore. Grazie, signore.

— Lei pensa che io stia mentendo. Le dico che non c’è mai stata nessuna possibilità che il Progetto Avatar venisse attivato con lei come donatore. Non mi fraintenda, Shadrach. Non mi sto difendendo davanti a lei, in questo momento. Le sto dicendo semplicemente come stanno realmente le cose.

— Sì, signore. Ma conosco i suoi insegnamenti a proposito della ridondanza, signore. Temevo di essere sul punto di essere reso sacrificabile. Ora mi sono reso indispensabile, ritengo.

— Sarebbe pronto a uccidermi? — chiede Gengis Mao.

— Sì, se pensassi che la mia vita è in pericolo.

— Cosa ne direbbe Ippocrate?

— La legittima difesa è riconosciuta perfino ai medici, signore.

Il sorriso di Gengis Mao si fa più caldo. Pare che si stia godendo questa discussione. Non c’è traccia di ira sul suo volto.

Dice con calma, col tono di chi sta solo sollevando un’ipotesi speculativa: — Immaginiamo che io la faccia prendere di sorpresa, che la faccia immobilizzare prima che lei abbia avuto il tempo di stringere il pugno, e la faccia mettere a morte?

Shadrach scuote la testa. — L’impianto nella mia mano è sintonizzato con il segnale elettrico del mio cervello. Se muoio, se in qualunque modo la mia mente viene cancellata, se c’è una qualunque interruzione significativa nelle mie onde cerebrali, la valvola comincia automaticamente a pomparle liquido cerebrospinale nel midollo. Il momento della mia morte è il preludio automatico alla sua, signore. I nostri destini sono fusi insieme. Protegga la mia vita, signore, per il suo stesso bene.

— E se io mi faccio rimuovere dalla testa la valvola, e la faccio sostituire con una meno… mmm… versatile?

— No, signore. Non ha nessuna possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico senza che io lo venga a sapere attraverso i sensori. E io naturalmente intraprenderei un’azione difensiva all’istante. No. Siamo diventati un’entità sola in due corpi distinti, signore. E rimarremo così per sempre.

— Molto astuto. E chi ha progettato per lei questa meraviglia meccanica?

— È stato Buckmaster, signore.

— Buckmaster? Ma è morto fin da maggio. Lei non poteva sapere…

— Buckmaster è ancora vivo, signore — dice Shadrach tranquillo.

Gengis Mao riflette su questa affermazione. Diventa estremamente pensoso. Resta in silenzio per un lungo momento.

— Ancora vivo. Strano.

— Sì.

— Non capisco.

Shadrach non replica.

Dopo un po’ Gengis Mao dice: — Lei ha collocato una bomba dentro di me.

— Per così dire, signore.

— Io ho potere assoluto su tutta l’umanità. E lei ha potere assoluto su di me, Shadrach. Si rende conto di cosa significa questo? È lei il vero Khan adesso! Tutti rendano onore a Gengis III Mao V! — Il riso di Gengis Mao è selvaggio. — Lo capisce questo? Si rende conto di cos’ha ottenuto?

— Questo pensiero mi è passato per la testa — ammette Shadrach.

— Lei potrebbe costringermi ad abdicare. Potrebbe forzarmi a nominarla mio successore. Potrebbe uccidermi e assumere la Presidenza in modo del tutto legittimo. Lo capisce? Certo che lo capisce. È questo che intende fare?

— No, signore. L’ultima cosa che desidero al mondo è essere Presidente.

— Forza. Muova la mano, organizzi un colpo di stato. Prenda il potere, Shadrach. Io sono vecchio, stanco, annoiato, sto cadendo a pezzi. Ho voglia di essere rovesciato. Ammiro la sua abilità. Sono affascinato da quel che ha fatto. Nessuno mi aveva mai fregato in modo così assoluto, lo sa questo? È riuscito là dove migliaia di nemici avevano fallito nel modo più assoluto. Il tranquillo Shadrach, il leale Shadrach, l’affidabile Shadrach… lei mi ha sconfitto. Lei mi possiede. Sono la sua marionetta ora, lo capisce? Forza. Diventi Presidente. Se l’è meritato, Shadrach.

— Non è quello che voglio.

— E cosa vuole, allora?

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