Читаем Shadrach nella fornace полностью

Shadrach Mordecai, informato sul lavoro di tutti e tre i progetti, è forse l’unica persona a sapere a che punto questi si trovino l’uno rispetto all’altro. Sa che la squadra di Katya Lindman è probabilmente impegnata in un’impresa disperata: installare l’anima di un uomo in una macchina non produrrà un duplicato convincente e politicamente efficace dell’originale, poiché le macchine sono normalmente incapaci di trascendere la propria essenza meccanica; sa anche che il gruppo di Irayne Sarafrazi, pur incamminato sulla strada più plausibile per la vita eterna che Gengis Mao desidera tanto, è destinato a trovarsi paralizzato dalla difficoltà, che pare insolubile, del decadimento cerebrale. Sa anche che l’approccio di Nikki Crowfoot alla codificazione della personalità è stato finora più fruttuoso di quello di Lindman, e che nel giro di mesi le scienziate e gli scienziati del Progetto Avatar potrebbero essere in grado di riversare l’essenza di Gengis Mao — come una penetrante mano di vernice — sulla mente di un donatore, precedentemente annichilito attraverso tecniche elettroencefalografiche che azzerano i processi mentali. Povero Mangu. Povero, tragico principino pieno di speranze, destinato a essere niente di meglio che una tabula rasa per il Khan.

La sorte ultima di Mangu non tarderà ancora molto. Mordecai ascolta affascinato e raggelato quando Nikki gli snocciola le ultime meraviglie. I ricercatori sono ormai in grado di codificare le anime di animali, astraendo dai corpi gli schemi elettrici individuali delle loro menti, trasformando in numeri quelle sequenze di onde, usando i numeri per replicare gli schemi elettrici all’interno di cervelli di bestie donatrici. Hanno codificato un gallo e riversato la sua anima in un falco a cui era stata cancellata la mente; il falco non vola più, ma corre per la gabbia-pollaio emettendo dei chicchirichì, scuote goffo le ali magnifiche e con determinazione folle monta le galline terrorizzate. Hanno codificato un gibbone e l’hanno fatto ospitare dal corpo di un gorilla; il gorilla ha sviluppato scatenate abitudini arboricole, usando selvaggio e disperato le braccia per spostarsi tra le cime degli alberi; la sua essenza di gorilla, sfrattata, risiede ora in un ex-gibbone che marcia orgoglioso e pesante a terra, appoggiandosi sulle articolazioni contratte, fermandosi di tanto in tanto a percuotere il petto magro. E così via: si stanno preparando a tentare i primi trasferimenti umani, nel giro di settimane. Mordecai non chiede a Crowfoot dove intenda procurarsi i soggetti sperimentali. Per chi lavora al servizio di Gengis Mao, ci sono in agguato problemi etici impegnativi; Shadrach preferisce non caricarsi la coscienza con gli atti della sua amata.

— Chiamami quando si sarà conclusa l’operazione — gli dice Nikki Crowfoot.

— Non interromperò i tuoi esperimenti critici?

— Non in maniera critica. Chiamami. Ci vediamo stasera.

— A stasera — dice Shadrach debolmente. Sono le otto e cinquantacinque. Deve portare Gengis Mao alla Sala di Chirurgia senza indugio.

<p>4</p>

Il fegato, la ghiandola più grande nel corpo umano, è un organo utile e complesso che pesa un chilogrammo e mezzo, all’incirca un due per cento del peso complessivo del corpo, e assolve centinaia di funzioni biochimiche importanti. Il fegato produce la bile, un liquido verde che è essenziale alla digestione. Attraverso il fegato passa il sangue venoso che ha assolto al suo compito, in rotta verso il cuore. Il fegato filtra questo sangue rimuovendo batteri, veleni, residui di farmaci e altre impurità nocive, e aggiunge al sangue le proteine plasmatiche che ha prodotto: tra queste il fibrinogeno, agente coagulante, e l’eparina, agente anticoagulante. Dal sangue prende zucchero, che converte in glicogeno e immagazzina per quando le necessità energetiche del corpo lo richiederanno. Il fegato è anche responsabile per la conversione di grassi e proteine in carboidrati, la conservazione di vitamine liposolubili, la produzione di anticorpi, la distruzione di globuli rossi resi inutilizzabili, e di molto altro ancora.

Il fegato svolge così tante funzioni metaboliche che nessun vertebrato può sopravvivere senza di esso per più di qualche ora. Ha un ruolo così centrale per la vita che i suoi poteri rigenerativi sono straordinari: se tre quarti del fegato vengono rimossi, le cellule restanti si moltiplicheranno con tale rapidità che la ghiandola avrà riacquistato la sua dimensione originaria entro due mesi. Se il novanta per cento del fegato viene distrutto, continuerà a produrre la normale quantità di bile. La ridondanza è la nostra via maestra per la sopravvivenza. Nonostante tutto questo, il fegato è soggetto a molte disfunzioni: itterizia, le varie necrosi, setticemia, ascessi dissenterici, cancro dei condotti biliari, e così via. L’onnipotenza del fegato gli permette di sopportare disfunzioni del genere per periodi prolungati, ma i suoi poteri di ricupero diminuiscono, come la maggior parte delle altre cose, con l’età.

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