Читаем Processo alieno полностью

Il capitano ripeté i numeri nel microfono. «Sissignore» disse la voce del marinaio.

«Sarà meglio che andiamo là sopra» disse Clete.

Frank annuì. «Come si arriva dove ci sono i controlli dei riflettori?»

«Venite con me» disse il capitano. Li guidò lungo una scala circolare di metallo e li portò nella sala radio. Entrando, Frank vide il marinaio che azionava la luce. Era un giovane bianco, forse di diciannove anni, con i capelli biondi lunghi mezzo centimetro. «Gli alieni hanno iniziato di nuovo a mandare segnali luminosi» disse.

«Qual era la sequenza?»

«Hanno ripetuto tutti e dieci i numeri primi» disse il marinaio.

Un ampio sorriso si aprì sul viso di Frank. «Contatto.»

Il capitano stava guardando fuori. «Anche il sottomarino russo sta segnalando i dieci numeri.»

Frank indicò col dito. «Ed ecco che arriva quella dannata nave da crociera.»

Il fascio di luce gialla iniziò di nuovo a lampeggiare. Uno. Quattro. Nove. E poi così tanti lampi che Frank perse il conto.

«Devono essere quadrati» disse Clete. «Uno al quadrato, due al quadrato, tre al quadrato, quattro al quadrato.»

«Rispondete con cinque al quadrato» disse Frank, guardando il giovane. «Fa venticinque.»

Il marinaio cominciò a cliccare sulla levetta del riflettore contando a voce alta.

«Dio» disse Clete, indicando l'esterno. «Dio.»

La nave aliena si stava sollevando dall'oceano. Si alzò di circa venti metri sopra le onde, emettendo vapore. Lo scafo aveva smesso di cambiare colore; ora era di un verde scuro uniforme. Sotto sembrava ci fossero quattro getti di qualche tipo. Facevano spumeggiare la superficie dell'oceano. La nave iniziò a muoversi lentamente in orizzontale. Volò in direzione del sottomarino russo, ma si fermò subito prima, apparentemente per evitare che lo scarico del suo getto arrivasse sul sottomarino. Poi la capsula volò verso la nave da crociera che era lì vicino. Con il binocolo Frank riusciva a vedere delle persone sul ponte che facevano fotografie e riprese. Poi la nave spaziale cambiò direzione e si diresse verso la Kitty Hawk. Si fermò a circa cinque metri dalla curva del ponte di volo, e rimase sospesa lì.

«Che cosa sta facendo?» gridò Frank.

Clete alzò le spalle.

Fu il marinaio a parlare. «Signore, credo che stia aspettando l'autorizzazione all'atterraggio, signore.»

Frank guardò il giovane. Forse lo aveva giudicato troppo affrettatamente.

«Penso che il ragazzo abbia ragione, Frankie» disse Clete. «Sanno che questa è una portaerei. Hanno visto il nostro elicottero decollare e atterrarci, e probabilmente guardando gli aerei sul ponte di volo possono capire cosa sono… è evidente che sono progettati secondo i principi dell'aerodinamica.»

«Senz'altro possono atterrare» disse Frank. «Ma come facciamo a dirglielo?»

«Be' se la domanda è ovvia, deve esserlo anche la risposta» disse Clete.

«Diamogli di nuovo i numeri primi. Se la sequenza è giusta, significa 'sì'. Se è sbagliata, significa 'no'.»

Frank annuì. «Segnaliamo i primi cinque» disse.

Il marinaio guardò il capitano per avere conferma. Il capitano annuì, e il marinaio azionò la levetta della luce con il dito. Nell'oblò Frank vide la nave aliena che si muoveva verso il ponte di volo.

L'interfono fischiò. Il capitano prese il ricevitore. «Qui Raintree.»

«Signore,» disse una voce rauca «il sottomarino russo ci ha contattato via radio chiedendoci di mandare un elicottero per portare immediatamente qui tre osservatori, signore.»

Il capitano guardò Frank, che aggrottò le sopracciglia. «Cristo, non voglio…» interruppe Clete. «Frankie, hanno scelto le acque internazionali. Non puoi…»

«No, no, suppongo di no. Okay, capitano.»

«Se ne occupi lei, Mr. Coltrane» disse il capitano, e rimise a posto il ricevitore.

«Voglio che sul ponte sia installata un'attrezzatura video» disse Frank. «Voglio che tutto venga registrato.»

Il capitano parlò di nuovo nell'interfono.

«Andiamo» disse Clete.

Il capitano Raintree, Frank e Clete ridiscesero la scala circolare che avevano percorso prima e sbucarono dalla stessa porta alla base della torre di comando, uscendo sul ponte di volo. Non c'era molto vento, e il cielo era quasi completamente limpido. La capsula si stava ancora abbassando.

«Dannazione» disse il capitano.

«Che succede?» chiese Frank sopra il frastuono dello scarico della capsula.

«Sta scendendo al centro della pista. Non c'è modo di decollare se sta lì.»

Frank scrollò le spalle. «È l'area più grande disponibile.»

In lontananza un altro Seahawk della Marina si manteneva sulla torre di comando del sottomarino russo. Era stata calata una scala a corda, e un uomo stava salendo sull'elicottero.

Il capitano Raintree guardò Frank. «Abbiamo della musica registrata, signore. Potremmo suonare l'inno nazionale.»

«C'è un inno delle Nazioni Unite?» chiese Frank.

«Che io sappia no, signore» disse il capitano.

«C'è qualcuno che ha la sigla di Star Trek su un nastro?» disse Clete.

Il capitano lo guardò.

Clete alzò le spalle. «Era solo un'idea.»

«Potrei organizzare un picchetto d'onore.»

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