Читаем Processo alieno полностью

L'immagine cambiò e mostrò O'Brien di fronte a due giganteschi monitor a parete. In quello a sinistra c'era la scritta TORONTO e mostrava Smathers; in quello a destra c'era Clete con la scritta LOS ANGELES.

«Dottor Smathers, Dr. Calhoun, grazie per averci raggiunto con così poco preavviso» disse O'Brien. «Bene, sembra che sia accaduto l'incredibile, vero? A quanto pare una nave spaziale aliena è ammarata nel bel mezzo dell'Atlantico. Dottor Smathers, cosa possiamo aspettarci di vedere quando la nave si aprirà?»

Smathers aveva la testa quadrata, i capelli bianchi e folti e una barba bianca e ben curata. Indossava una giacca sportiva marrone con delle toppe di pelle sui gomiti — la quintessenza del look del professore. «Be', naturalmente dobbiamo prima supporre che questa nave sia senza equipaggio — che sia una sonda, come le capsule della Viking, piuttosto che portare un equipaggio, è…»

«Guarda le dimensioni» disse Clete interrompendolo. «Per l'amor di Dio, Woody, non ci sarebbe alcun bisogno di una cosa così grossa, a meno che non ci sia qualcuno a bordo. E poi sembra che abbia degli oblò, e…»

«Il dottor Calhoun è famoso per il suo saltare subito alle conclusioni» disse bruscamente Smathers. O'Brien aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro — evidentemente non si aspettava un Siskel e Ebert improvvisato della scienza. «Ma come stavo per dire, se ci fossero degli esseri alieni a bordo, allora mi aspetto che abbiano delle forme quanto meno vagamente familiari, e…»

«Ora stai mettendo le mani avanti, Woody» disse Clete. «Un paio di anni fa ti ho sentito tenere un discorso in cui sostenevi che la forma corporea umanoide sarebbe stata adottata da qualsiasi forma di vita intelligente, e…»

Smathers stava arrossendo. «Be', sì, allora l'ho detto, ma…»

«Ma ora che stiamo andando a incontrare veramente gli alieni,» disse Clete chiaramente divertito «non sei più così sicuro.»

«Be',» disse Smathers «il somatoplasma umano in realtà potrebbe rappresentare un ideale per una forma di vita intelligente. A cominciare dagli organi dei sensi: due occhi sono molto meglio di uno, perché danno una visione stereoscopica — ma un terzo occhio difficilmente aggiunge valore agli altri due. Allo stesso modo due orecchie consentono un udito stereofonico e naturalmente saranno sui lati opposti del corpo, per offrire la migliore separazione possibile. Si può percorrere il corpo umano da capo a piedi e dimostrare perché ogni sua parte è l'ideale. Quando quella nave spaziale si aprirà, sì, resto fedele alla mia convinzione che probabilmente vedremo degli umanoidi.»

Il Clete in televisione si mostrò assolutamente risentito. Quello che stava seduto accanto a Frank a bordo della Kitty Hawk scosse la testa. «Packerwood Smathers» disse sottovoce.

«È una sciocchezza, Woody» disse il Calhoun in TV. «Nella nostra forma non c'è niente di ottimizzato — c'è ottimizzazione quando si ha in mente uno scopo finale programmato, e non ce n'era nessuno. L'evoluzione sfrutta ciò che trova a portata di mano, tutto qui. Lo sai, cinquecento milioni di anni fa, durante l'esplosione cambriana, decine di somatoplasmi diversi apparvero simultaneamente nei fossili. Quello che ci ha dato origine — il progenitore dei vertebrati moderni — non era migliore degli altri; è stato semplicemente fortunato, nient'altro. Se ne fosse sopravvissuto uno diverso, niente su questo pianeta sarebbe come è oggi. No, io scommetto che lì dentro ci sono creature che non somigliano a niente di tutto ciò che abbiamo visto finora.»

«È chiaro che abbiamo a che fare con punti di vista diversi» disse O'Brien. «Ma…»

«Be', è questo il punto, no?» disse Clete. «Per decenni quelli come Woody si sono presi borse di studio per pensare alla vita aliena. Fino a oggi è stato tutto un bel gioco. Non era vera scienza — non si è mai potuta provare neanche una delle loro supposizioni. Ma ora, oggi, si passa dalla scienza teorica a quella empirica. Sarebbe piuttosto imbarazzante se tutto quello che hanno detto si rivelasse sbagliato.»

«No, aspetta un attimo Clete» disse Smathers. «Almeno io metto le mie carte in tavola, e…»

«Bene, se volete sentire la mia… cosa? Tesoro, non vedi che sono in TV?»

Una voce femminile soffocata, fuori campo; Frank riconobbe la segretaria di Clete, Bonnie: «Clete, è la Casa Bianca.»

«La Casa Bianca?» Guardò dritto nella telecamera e inarcò le sopracciglia rosse. Il campo si allargò, mostrando più ampiamente lo studio disordinato di Clete. Bonnie attraversò il quadro con un cordless in mano. Clete prese il telefono. «Sono Calhoun. Cosa… Frankie! Che piacere… no, no. Certo, sì, posso farlo. Certo, certo. Sarò pronto. Ciao.» Clete posò il telefono e guardò di nuovo nella telecamera. «Devo andare, Miles — mi spiace. Mi stanno mandando una macchina. Ho un appuntamento con la nave aliena.» Sganciò il microfono e uscì di scena.

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