Tre dei maggiori contratti per costruire i pezzi di ricambio per l'astronave aliena andarono a TRW, Rockwell International e Hughes. Il presidente della University of Southern California fiutò un'opportunità d'oro, dato che tutte e tre erano nel raggio di venti chilometri dal campus principale dell'università. Offrì immediatamente una sistemazione a lungo termine ai Tosok nella Paul Valcour Hall, una struttura residenziale di sei piani nuova di zecca. Il residence era stato completato in ritardo, troppo per l'anno accademico in corso, e quindi non sarebbe servito fino al settembre successivo. Era una postazione ideale — lontano un centinaio di metri da ogni altro edificio del campus, il che significava che l'accesso era facile da controllare. I Tosok accettarono l'offerta e traslocarono nella struttura insieme al loro entourage scientifico e di sicurezza. Anche Clete, che aveva casa a Los Angeles, si trasferì lì, incapace di rinunciare a un solo momento con gli alieni.
«Grazie per averci aiutato a organizzare tutte le riparazioni» disse una sera il capitano Kelkad a Frank Nobilio, che abitava anche lui alla Valcour Hall. «Lo apprezziamo molto.»
«È stato un piacere» disse Frank. Hask e Torbat — uno degli altri Tosok — erano seduti con lui e il capitano alieno nel salone del sesto piano. «Naturalmente vi rendete conto del fatto che ci vorrà molto tempo per costruire i pezzi di ricambio. Dicono forse due anni…»
«Due anni!» disse Kelkad, con il ciuffo che ondeggiava scioccato. «Di sicuro si può fare…»
Hask disse a Kelkad qualche parola nella lingua Tosok.
«Ah, due dei
Frank pensò di dire agli alieni che nessuna stima di un ingegnere umano poteva essere considerata affidabile, ma decise che avrebbero affrontato la questione più avanti. Per il momento, pensò, seduto a conversare amabilmente con l'azzurrino Hask, il blu scuro Kelkad e il grigio Torbat, il primo contatto tra la razza umana e gli alieni sembrava andare magnificamente.
Fino all'omicidio.
6
Colin Elliot era un poliziotto del dipartimento di Polizia di L.A. con dieci anni di servizio alle spalle. Era uno dei tanti ufficiali che facevano i turni alla Valcour Hall nel campus della use.
Erano le tre del mattino. La Valcour Hall era a forma di L, con le due ali che si incontravano in un salone allargato su ogni piano. Pur essendo tardi, due dei Tosok erano seduti nel salone del quarto piano; decine di sedie speciali erano state costruite nella falegnameria universitaria. Sebbene il campus fosse semideserto per le vacanze natalizie, quella sera molti dei Tosok e dell'entourage erano andati a una lezione pubblica di Stephen Jay Gould, tenuta nell'estremità occidentale del campus, nel Davis Auditorium — a due passi da McClintock Street. Erano comunque rientrati da diverse ore.
I due Tosok alzarono le mani anteriori per salutare Elliot. Lui rispose con il saluto vulcaniano. Presumibilmente gli altri Tosok erano nelle loro stanze. Poiché il residence era molto ampio, ognuno si era sistemato a buona distanza da tutti gli altri. Mentre attraversava il corridoio Elliot oltrepassò un paio di stanze che avevano la porta aperta. In una delle stanze vide un alieno che lavorava su un computer prelevato dall'astronave madre. In un'altra vide un Tosok che guardava la TV — un vecchio episodio di
I lunghi corridoi erano divisi in sezioni più brevi da pesanti porte a vetri; non erano porte antincendio ma isolavano parzialmente i suoni. Apparentemente i Tosok avevano un udito sensibile, ma non erano affatto disturbati dai rumori di sottofondo. Nei tre piani che li ospitavano, le porte a vetri erano abitualmente aperte; solo nei piani abitati dagli umani di solito la notte venivano chiuse.
Elliot arrivò alla tromba delle scale e scese al terzo piano — uno di quelli degli umani. Questi, naturalmente, dormivano tutti, e le luci del corridoio principale erano spente. L'unica illuminazione veniva dai cartelli luminosi delle uscite, da qualche piccola lampada di sicurezza, e dalle luci di un parcheggio del campus visibile attraverso le vetrate all'altra estremità del corridoio. Elliot andò avanti, senza aspettarsi di vedere niente. Passando accanto a una stanza sentì un suono, ma dopo essersi fermato un momento ad ascoltare realizzò che era soltanto qualcuno che russava.