I lunghi passi di Kelkad lo portarono rapidamente vicino a Clete. Frank riusciva a vedere Clete che parlava con l'alieno, probabilmente spiegandogli il significato dell'applauso. Kelkad fece un cenno con la mano posteriore e gli altri sei Tosok uscirono in fila. Si disposero dietro a Kelkad in due file di tre, e lui si spostò davanti al microfono.
L'applauso si interruppe di colpo. Erano tutti ansiosi di sentire quello che il capo alieno aveva da dire.
«Salve» disse Kelkad — o piuttosto il suo traduttore tascabile. Frank suppose che il database del vocabolario del traduttore di Hask fosse stato ormai copiato in quelli degli altri Tosok. «Bello il vostro pianeta.»
Di nuovo un applauso, con centinaia di sorrisi. Frank riconobbe nel commento il senso dell'umorismo di Clete; evidentemente aveva preparato Kelkad al discorso.
Frank si ritrovò ad applaudire così forte che gli dolevano le mani. E anche gli occhi, a vedere lo spettacolo degli alieni davanti all'arcobaleno delle centottantacinque bandiere delle Nazioni Unite della Terra.
«Popolo del pianeta Terra» disse Kelkad più tardi quel pomeriggio, da uno dei due podi nella hall dell'Assemblea Generale. «Veniamo in veste di vicini: il nostro mondo è un pianeta nel sistema di Alfa Centauri.»
Frank era seduto nella galleria pubblica sopra all'Assemblea Generale, e guardava dall'alto le file concentriche semicircolari dei posti dei delegati. Inarcò le sopracciglia. Anche se Alfa Centauri A era molto simile al Sole, era gravitazionalmente legata ad altre due stelle. Su due piedi, Frank non avrebbe pensato che quel sistema potesse avere un mondo simile alla Terra.
«Siamo venuti qui» continuò Kelkàd «a portarvi i saluti del nostro popolo. Ma, inaspettatamente, sembra che abbiamo anche bisogno del vostro aiuto. La nostra nave spaziale è stata danneggiata, e ha bisogno di riparazioni. Non possiamo costruirci da soli le parti necessarie — il danno va oltre le limitate risorse della nostra astronave madre. Ma anche se molti dei principi adottati nella costruzione dei pezzi di ricambio vi risulteranno sconosciuti, il dottor Calhoun mi assicura che avete la tecnologia per fabbricare parti complesse in base ai nostri progetti. Noi chiediamo dunque che alcuni di voi accettino di costruire ciò di cui abbiamo bisogno. In cambio, quelli che costruiranno i pezzi saranno invitati a conservare le nozioni e la tecnologia che riescono ad acquisire durante il processo.»
Frank vedeva di sotto le file di ambasciatori che sbavavano. Naturalmente era probabile che a ottenere dei contratti con i Tosok sarebbero stati solo i paesi tecnologicamente avanzati, sicuramente guidati da Stati Uniti e Giappone.
Kelkad andò avanti per mezz'ora circa, e tutti ascoltarono attentamente. Infine:
«E così» disse Kelkad «è con grande piacere che attraverso gli anni luce porgiamo la mano anteriore dell'amicizia e quella posteriore della fiducia ai nostri vicini; a una razza di esseri che speriamo diventino anche i nostri amici più stretti. Uomini e donne del pianeta Terra, voi non siete più soli!»
Dopo il discorso, ogni nazione invitò ufficialmente i Tosok. Ci fu una considerevole pressione perché si dirigessero a est di New York, attraversando l'Atlantico. La sensazione era che gli Stati Uniti avessero già monopolizzato troppo i visitatori alieni, e un viaggio a ovest negli altri stati americani sarebbe stato fuori luogo.
E così avvenne che gli alieni passarono per Londra, Parigi, Roma, Amsterdam, Mosca, Gerusalemme, Giza, Calcutta, Beijing, Tokyo, Honolulu, e Vancouver. Con loro viaggiava un entourage che comprendeva Frank e Clete e diversi altri eminenti scienziati di varie nazionalità, insieme a un distaccamento di sicurezza. Il rappresentante canadese si rivelò essere Packwood Smathers, lo spaccone con cui Clete aveva discusso sulla CNN.
Uno dèi momenti più importanti del viaggio — sia per i Tosok che per gli umani — fu l'osservazione di una delle vere meraviglie della natura. Clete cercò di fare i dovuti preparativi.
«Anche ora che sono stato nello spazio» disse ai Tosok «la visione astronomica più incredibile l'ho avuta da terra.» Fece una pausa. «Un'eclissi solare totale. Non c'è niente di paragonabile. E ne stiamo per vedere una. Vorrei poter dire che l'abbiamo preparata per voi, ragazzi, ma siamo solo stati fortunati. Ci vorranno quasi due anni perché ce ne sia un'altra. Ma questa, be' questa sarà visibile in molte zone altamente popolate. Per quella del '98 sono dovuto andare nelle Galapagos, e in Siberia per quella del '97. Ma non ha importanza, dove ce n'è una io ci vado. Questa, però, sarà visibile da qui, nel nord della Francia, fino alla Turchia, e probabilmente verrà osservata da più persone di ogni altra eclissi nella storia dell'umanità.» Pausa. «Il vostro mondo ha una luna, Kelkad?»
Il ciuffo sulla testa del capitano alieno si mosse all'indietro, in quello che ormai era riconosciuto come il segno di negazione dei Tosok. «No. Siamo sorpresi di vedere quanto sia grande la vostra.»