Il vecchio tese la mano destra verso la porta, borbottando qualcosa. Eragon notò un anello d'oro scintillare sulle sue dita, e la luce si riflette sullo zaffiro incastonato, mettendo in risalto lo strano simbolo che vi era inciso. «Vieni; dentro potremo parlare meglio. Le tue domande sembrano non avere mai fine.» L'interno della casa era più nero del carbone, e l'aria era satura di un odore acre. «Facciamo un po' di luce.» Eragon sentì il vecchio muoversi, poi lanciare un'imprecazione mentre qualcosa cadeva. «Ecco fatto.» Balenò una scintilla; una fiammella si accese.
Brom era in piedi accanto a un caminetto di pietra e reggeva una candela. Pile di libri circondavano uno scranno di legno intagliato con un alto schienale e le zampe a forma di artigli d'aquila. Il sedile e lo schienale erano rivestiti di pelle incisa secondo un motivo spiraleggiante di rose. C'erano altre piccole sedie sparse per la stanza, sepolte sotto cumuli di pergamene; lo scrittoio era invaso da una serie di calamai e penne sparse. «Siediti dove vuoi, ma in nome dei re perduti, stai
Eragon scavalcò un mucchio di pagine ingiallite coperte di rune. Spostò con cautela alcune pergamene crepitanti da una sedia e le posò a terra. Quando si sedette, si levò una nuvola di polvere. Soffocò uno starnuto.
Brom si chinò e accese il camino con la candela. «Bene! Non c'è niente di meglio che sedersi davanti al fuoco per conversare.» Gettò indietro il cappuccio, ed Eragon si accorse che i suoi capelli non erano bianchi, ma d'argento. Il vecchio mise una teiera sul fuoco e prese posto sullo scranno. «Dunque, cosa volevi sapere?» Si rivolse al ragazzo in tono brusco, ma non scortese. «Be'» cominciò Eragon, cercando il modo migliore per affrontare l'argomento. «sento sempre parlare dei Cavalieri dei Draghi e delle loro gesta. Sembra che tutti vogliano il loro ritorno, ma non ho mai saputo come hanno cominciato, da dove vennero i draghi né che cosa rese speciali i Cavalieri... a parte i draghi, naturalmente.»
«Un argomento piuttosto vasto di cui parlare» borbottò Brom, scrutandolo preoccupato. «Se ti raccontassi tutta la storia, staremmo seduti qui fino al prossimo inverno. Sarò costretto ad abbreviarla. Ma prima di cominciare, ho bisogno della mia pipa.»
Eragon attese paziente che Brom caricasse il tabacco nel fornelletto. Gli era simpatico. Brom. A volte il vecchio era irascibile, ma per lui trovava sempre un po' di tempo. Una volta Eragon gli aveva chiesto da dove venisse, e Brom aveva riso, dicendo: "Da un villaggio molto simile a Carvahall, solo non così interessante." Incuriosito, Eragon aveva domandato a suo zio, ma Garrow gli aveva detto soltanto che Brom aveva comprato casa a Carvahall una quindicina di anni prima, e da allora aveva sempre vissuto lì in tranquillità.
Brom usò esca e acciarino per accendere la pipa. Sbuffò qualche nuvoletta di fumo, poi disse: «Sarà meglio non interrompermi... tranne che al momento del té, s'intende. Dunque, i Cavalieri, o Shur'tugal, come li chiamano gli elfi. Da dove cominciare? La loro storia ricopre un arco di tempo lunghissimo e al culmine della loro potenza dominavano un territorio grande due volte l'Impero. Si raccontano tante storie su di loro, ma la maggior parte sono soltanto sciocchezze. Se dovessi credere a tutto quello che si dice, ti verrebbe da pensare che abbiano i poteri di un dio minore. Molti studiosi dedicano la vita a separare queste leggende dai fatti, ma dubito che qualcuno ci riesca. Tuttavia non sarà un'impresa troppo ardua se ci atteniamo alle tre domande che hai posto: come hanno cominciato i Cavalieri, perché sono tenuti in così alta considerazione, e da dove vengono i draghi. Partiamo dall'ultima.» Eragon si appoggiò allo schienale e ascoltò rapito la voce del vecchio.
«I draghi non hanno inizio, a meno che esso non risieda nella creazione della stessa Alagasëia. E se avranno fine, essa coinciderà con la fine di questo mondo, poiché soffrono quello che la terra soffre. I draghi, i nani e pochi altri sono i veri abitanti di questa terra. Vivevano qui da molto prima di tutti noi, forti e orgogliosi nella loro gloria elementare. Il loro mondo rimase immutato finché i primi elfi non giunsero dall'oceano sulle loro navi d'argento.»
«Da dove venivano gli elfi?» lo interruppe Eragon. «E perché sono chiamati stirpe leggiadra? Esistono davvero?»
Brom si accigliò. «Vuoi che risponda alle tue prime domande o no? Non ci arriverò mai, se vuoi esplorare ogni recondito brano di conoscenza.»
«Mi dispiace» disse Eragon. Abbassò la testa e cercò di assumere un'aria mortificata. «Non è vero» disse Brom con un ghigno. Spostò lo sguardo verso il caminetto e contemplò le fiamme che lambivano la teiera. «Se vuoi proprio saperlo, gli elfi non sono una leggenda, e vengono chiamati stirpe leggiadra perché sono più belli di qualunque altro popolo.. Dicono di venire da Alalea, anche se nessuno, tranne loro, sa cosa sia o dove sia.