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Un sorriso indulgente comparve sulle labbra di Brom quando disse: «Che cosa sia possibile o no, è una questione aperta. Alcuni sostengono che non si può viaggiare sulla Grande Dorsale e sopravvivere, ma tu lo fai. Dipende dai punti di vista. Devi essere molto saggio per sapere tante cose alla tua giovane età.» Eragon arrossì e il vecchio ridacchiò. «Non te la prendere; nessuno si aspetta che tu le sappia. Dimentichi che i draghi erano magici, ed esercitavano strane influenze su tutto ciò che li circondava. Grazie alla stretta convivenza, i Cavalieri ne subirono i più vistosi effetti. Il più comune era il prolungamento della vita. Il nostro re è vissuto abbastanza da dimostrarlo, anche se la maggior parte della gente ne attribuisce la causa ai suoi poteri magici. C'erano anche altri cambiamenti, meno evidenti. Tutti i Cavalieri avevano un fisico più resistente, una mente più scaltra e una vista più acuta rispetto agli uomini normali, E i Cavalieri umani col tempo sviluppavano orecchie a punta, anche se non grandi come quelle degli elfi.» Eragon fece appena in tempo a frenare la mano che d'istinto gli saliva alle orecchie. In quale altro modo quel drago cambierà la mia vita? Non solo mi e entrato nella mente, ma anche il mio corpo si trasformerà «I draghi erano intelligenti?»

«Non hai sentito quello che ti ho detto prima?» esclamò Brom, spazientito. «Come avrebbero potuto gli elfi stringere accordi di pace con delle bestie ottuse? Certo che erano intelligenti, come te e me.»

«Ma erano animali» insistette Eragon.

Brom sbuffò. «Non più animali di noi. Per qualche ragione, la gente. esaltava tutto quello che facevano i Cavalieri, ma ignorava i draghi, considerandoli niente più che un esotico mezzo di trasporto. Be', non lo erano. Le grandi gesta dei Cavalieri furono possibili soltanto grazie ai draghi. Quanti uomini avrebbero osato sguainare la spada, sapendo che un lucertolone sputafuoco, con più saggezza e astuzia di quanta perfino un re possa mai sperare di avere, sarebbe arrivato a fermare la violenza? Eh?» Soffiò un altro anello di fumo e lo guardò volar via.

«Ne hai mai visto uno?»

«No» disse Brom. «Scomparvero molto prima della mia epoca.»

E adesso il nome. «Sto cercando di ricordare il nome di un certo drago, ma continua a sfuggirmi. Mi pare di averlo sentito quando sono venuti gli ambulanti a Carvahall, ma non ne sono sicuro. Mi puoi aiutare?»

Brom si strinse nelle spalle ed elencò una serie di nomi. «C'erano Jura. Hìrador, e Fundor, che combatterono contro il gigantesco serpente di mare. Galzra. Briam. Ohen il Gagliardo. Gretiem. Beroan. Roslarb...» Ne aggiunse molti altri. Alla fine ne pronunciò uno a voce talmente bassa che Eragon lo udì appena: «... e Saphira.» Brom svuotò la pipa nel focolare. «Era uno di questi?» «Temo di no» disse Eragon. Brom gli aveva fornito parecchio materiale su cui riflettere, e comunque si stava facendo tardi. «Be', probabilmente Roran ha finito da Horst. Mi dispiace, ma devo andare.»

Brom inarcò un sopracciglio. «Cosa? Tutto qui? Credevo di dover rispondere alle tue domande finché non fosse venuto a chiamarti. Nessuna domanda sulle tattiche di guerra dragonesche, niente descrizioni di combattimenti d'aria mozzafiato? Abbiamo finito?»

«Per il momento» rise. Eragon. «Ho saputo quello che volevo e anche di più.» Si alzò, e Brom lo imitò.

«D'accòrdo, allora.» Accompagnò Eragon alla porta. «Arnvederci e stai bene. E ricorda, se ti torna in mente il nome di quel mercante, fammelo sapere.»

«Contaci, e grazie.» Eragon uscì nell'abbagliante luce invernale e si avviò a passo lento, riflettendo su quello che aveva appreso..

IL POTERE DI UN NOME

S

ulla via del ritorno. Roran disse: «Oggi da Horst c'era uno straniero di Therinsford.» «Chi era?» domandò Eragon. Aggirò una lastra di ghiaccio e continuò a camminare a passo rapido. Le guance e gli occhi gli pizzicavano per il freddo.

«Si chiama Dempton. È venuto da Horst per ordinare dei giunti» disse Roran. Le sue gambe robuste affondarono in un cumulo di neve, spianando la strada a Eragon. «A Therinsford non c'è il fabbro?» «Sì» rispose Roran. «ma non è abbastanza esperto.» Guardò Eragòn di sottecchi e con una scrollata di spalle aggiunse; «Dempton ha bisogno di giunti per il suo mulino. Si vuole espandere e mi ha offerto un lavoro. Se accetto, partirò con lui quando viene a ritirare i giunti.»

I mugnai lavoravano tutto l'anno. Durante l'inverno macinavano tutto quello che la gente portava loro, ma nella stagione del raccolto compravano il grano e lo rivendevano in forma di farina, Era un lavoro duro, pericoloso; spesso qualcuno ci rimetteva le dita o le mani, tra le gigantesche mole. «Lo dirai a Garrow?» domandò Eragon.

«Sì.» Il volto di Roran fu solcato da un sorriso triste.

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Андрей Боярский

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