Kelkad, capitano della nave spaziale, era appena tornato alla Valcour Hall da un incontro alla Rockwell International. Frank era nel salone del quarto piano con Hask e insieme salutarono Kelkad quando uscì dall'ascensore. «Come vanno le riparazioni?» chiese l'umano.
Il ciuffo di Kelkad si mosse in un modo che indicava disappunto. «Lentamente.»
«Mi dispiace sentirlo» disse Frank.
«Suppongo che non si possa fare niente» disse Kelkad. «Ma nonostante la vostra razza sia tecnicamente indietro, sono molto colpito dalla velocità con cui i vostri ingegneri hanno afferrato i nostri concetti. Sono davvero notevoli.»
Frank ridacchiò. «Maledettamente svegli, questi umani, eh? Meglio stare attenti, Kelkad. Prima che ve ne accorgiate, vi scavalcheremo.»
Kelkad non rise. Ma in questo non c'era nulla di insolito.
16
L'aula del giudice Pringle era al nono piano del Tribunale Penale della Contea di Los Angeles — lo stesso piano in cui si era tenuto il processo penale Simpson, il piano in cui tutti dovevano essere perquisiti prima di entrare.
Le pareti erano rivestite di mogano californiano. Il banco di Pringle era sulla parete di fondo, sotto una versione in legno intagliato del sigillo dello stato della California. La bandiera californiana era a destra del banco del giudice, e dall'altra parte c'era la bandiera americana. Il giudice aveva sul banco il monitor di un computer e una decina di volumi tenuti da fermalibri neri di metallo.
Davanti c'era il tavolo della difesa, a destra del giudice, mentre quello dell'accusa era alla sua sinistra. Su ognuno dei tavoli c'era il monitor di un computer e un video. In mezzo c'era un leggio dove poteva stare l'avvocato che faceva le domande — i tempi in cui gli avvocati incombevano davanti ai testimoni, alla Perry Mason, erano finiti da un pezzo.
La pedana della giuria era vicino al tavolo dell'accusa. Aveva due file di sette poltrone imbottite; due dei sostituti sedevano con i giurati. Questi — sette donne e cinque uomini, sei neri, tre sudamericani, due bianchi e un asiatico — avevano tutti un cartellino con un codice a barre.
Vicino alla pedana della giuria era sistemata la telecamera televisiva del tribunale. Era controllata da un tecnico sul retro dell'aula, che operava attraverso due piccoli joystick.
Su un lato dell'aula, dietro alla scrivania della guardia giudiziaria, erano state sistemate sei sedie per i Tosok, in modo che Kelkad, Rendo, Torbat, Dodnaskak, Stant e Ged potessero vedere il loro compagno; i Tosok avevano trascorso le ultime settimane guardando dei video di diversi processi per omicidio, per capire le procedure e la condotta da tenere.
Frank Nobilio aveva un posto nella prima fila della galleria per il pubblico, proprio dietro Dale Rice. Il posto era stato concesso a Frank come cortesia; non doveva fare la fila di notte con il resto del pubblico. A sinistra di Rice sedeva Hask, su una poltrona speciale. Come sempre, indossava una tunica grigio-marrone con molte tasche. Alla destra di Rice c'era Michiko Katayama, la sua associata, una donna magra di trentacinque anni.
Il giudice Pringle, avvolta dalla toga nera, scrisse qualcosa su un blocco e poi alzò lo sguardo. «Gli avvocati sono pronti a procedere?»
«Pronta, Vostro Onore» disse Linda Ziegler.
«Pronto, Vostro Onore» disse Dale Rice. Secondo la sua tradizione il primo giorno di un processo indossava una cravatta di seta bianca; non avrebbe parlato, se non per obiezioni, fino alla dichiarazione di apertura dell'Accusa, ma voleva mandare un messaggio di innocenza alla giuria in quei primi cruciali momenti.
«Può iniziare, avvocato Ziegler» disse Pringle.
Ziegler si alzò e andò davanti alla pedana della giuria. Indossava una giacca blu scura sopra una camicetta bianca. «Signori e signore della giuria, come avete appreso durante il
«Non c'è bisogno che vi dica che questo è un processo insolito. L'imputato non è un essere umano. È invece un alieno, un extraterrestre, un'entità proveniente da un altro mondo. Siamo tutti persone complesse, signori e signore. Abbiamo tutti viaggiato. Ma dalle nostre discussioni durante il