Verbo dei tempi de bronzi rimbomboOh qual mi turba tua tremenda voce!Me chiama me lo tuo gemente rombo,Me chiama, e spinge ver l'estrema foce.La luce appena lo mio ciglio vide,E gia ringhia la morte; sfolgoreggiaSua falce, qu'al balen, che l'aere feggia,E come l'erba i giorni miei recide.E nulla e niun da l'unghie sue possenti,E fatali si salva. Il prigioniero,E l'rege a vermi è pasto. Gli elementiRode l'avello dispietato, e fero.Lo tempo a star la gloria apre la gola:Qual van rapide l'onde ai mar tiranni,Cosi a l'eternità li giorni, e gli anni:Insaziabil la morte i regni ingola.Sbrisciando andiam del gorgo in su lo stremo,Del gorgo ove a piombar ne dannoi il fato;Insiem con vita nostra morte avemo;E solo per la tomba è l'uom creato.Morte senza pietà tutto distrugge:Spezza le stelle la sua man furente:Ella de soli le fiamme fa spente,E i mondi tutti minacciando, rugge.Credesi lo mortal quasi immortale,E di morte'l pensier non cura, o evita;Giunge la morte a lo ladrone uguale,Ed inattesa a lui fura la vita.O'me! dove minor tema ne pungeMorte colà più facilmente fere:Di lei, da l'alte, ed orgogliose sfere,Il fulmine più rapido non giunge.Del lusso figlio, e de la voluttateOve se' tu Mesccerski? Ti celasti?Son da te queste sponde abbandonate:Da le rive mortali lunge andasti.Tua polve è qui, ma lo spirto non èeDov'egli è mai ?.. Colà — Dove? Non sassi…Lo gemer, l'ulular a noi sol dassi.Oh miseria a chi vita al mondo dee!Ove l'amor, le gioje, ed i contentiBrillavano al vigor congiunti in pria,La'l sangue a tutti ghiacciasi e le mentiAgita, e turba omai la doglia ria…Or fredda bava, a lauta mensa, è stata.A de banchetti le festose grida,S'alzan di tomba le lugubri strida;E la squallida morte tutti guata.Tutti guata la morte, ed i sovrani,Cui parvo è l'mondo per lo scettro loro;Guata i fastosi, i di ricchezze vani,Ch'idoleggiando van l'argento, e l'oro;Guata la forza baldanzosa, e audacce,E de la cruda falce il taglio arruota.Morte de la natura orror, tristezza,Di miseria, e d'orgoglio oh qual complesso!Oggi un nume doman polve: accarezzaLusinghiera la speme, e molce adesso;E doman — dove egro mortale? AppenaLo fine attinser l'ore al gir, prefisso.E del Caos gia fuggiron ne l'abisso.Qual sogno andò del viver tuo la mena.Qual sogno, qual soave illusioneDisparve già la primavera mia;Sua possa a me blandir beltà depone,Nè vien me gioja a inebriar qual pria;Non piu qual pria la spirto in abbandonoAl gioir folle, ne qual pria beato.Degli onor dal disio solo agitato,Me chiama, il sento de la gloria il suonoSparir dovrà cosi l'età matura,E con lei de la gloria l'ardore,Dei ricchi acquisti la bramosa cura.L'una appò l'altra spariran dal coreLe tempestose passioni insorte.Lunge da me felicita fallaci.Voi tutte siete incostanti, mendaci.Calca mio piè d'eternita le porte.Oggi o doman l'inesorabil fato,Perfilieff, à morir tutti ne sforza.Crucciarsi a che, s'è al caro tuo, negatoEterno star ne la mortale scorza?Del Ciel la vita è momentaneo dono.Scorrerla in pace fia tua savia cura,Edistua benedici, anima pura,Il fatal colpo, al sommo voler prono.