L'Anora scorreva fra loro è il villaggio, attraversato da un solido ponte. Mentre si avvicinavano, da dietro un cespuglio sbucò un grassone, che sbarrò loro la strada. . Aveva la camicia troppo corta e una cintura di spago da cui strabordava un ventre sporco e flaccido. Dietro le labbra ' screpolateci denti radi sembravano lapidi diroccate. «Non potete passare. Questo ponte è mio. Fuori i soldi.» «Quanto?» domandò Brom in tono rassegnato. Estrasse un borsellino, e il gabelliere s'illuminò. «Cinque corone» disse con un ghigno. Eragon s'infuriò per quel prezzo esorbitante e fece per protestare, ma Brom lo zittì con un'occhiata eloquente. H pagamento fu compiuto in silenzio. L'uomo s'infilò le monete in una bisaccia che portava alla cintura. «Grazie tante» disse in tono beffardo, e si fece da parte.
Brom s'incamminò, ma dopo appena un passo inciampò e si appoggiò pesantemente al braccio del grassone. «Occhio a dove metti i piedi» ringhiò l'uomo, liberandosi con uno strattone. «Mi dispiace» disse Brom, e proseguì sul ponte con Eragon.
«Perché non hai tirato sul prezzo? Ti sei fatto spennare!» esclamò Eragon quando furono lontani. «Probabilmente non è nemmeno suo, quel ponte. Potevamo passare lo stesso.»
«Probabilmente» assentì Brom.
«E allora perché l'hai pagato?»
«Perché non si può attaccar briga con tutti i pazzi del mondo. È più facile assecondarli, per poi ingannarli quando si sentono sicuri.» Brom aprì la mano, e un mucchietto di monete scintillò alla luce del sole.
«Gli hai tagliato la borsa!» esclamò Eragon incredulo.
Brom s'infilò il denaro in tasca e strizzò l'occhio al ragazzo. «E conteneva un bel gruzzolo. Avrebbe dovuto evitare di tenere tutto questo denaro in un posto solo.» All'improvviso udirono un ululato di angoscia dall'altro lato del fiume. «Direi che il nostro amico ha scoperto la sua perdita. Se vedi qualche sentinella, avvertimi.» Afferrò per la spalla un ragazzino di passaggio e gli chiese: «Sai dove possiamo comprare dei cavalli?» Il bambino li guardò con aria solenne, poi indicò una grande costruzione ai margini di Therinsford. «Grazie» disse Brom, lanciandogli una piccola moneta. Le doppie porte della stalla erano aperte e rivelavano due lunghe file di alloggi per i cavalli. La parete in fondo era coperta di selle, finimenti e altri utensili. Un uomo dalle braccia muscolose stava strigliando uno stallone bianco. Alzò una mano e fece loro cenno di entrare.
«Che bell'animale» disse Brom.
«Già. Si chiama Fiammabianca. Io invece Haberth.» Haberth tese una mano ruvida e scambiò una vigorosa stretta con Brom ed Eragon. Attese compito che i due rivelassero i propri nomi, ma quando non ebbe risposta, domandò: «Posso esservi utile?»
Brom annuì. «Ci servono due cavalli e un equipaggiamento completo per entrambi. I cavalli devono essere veloci e resistenti; dobbiamo viaggiare parecchio.»
Haberth riflette un istante. «Non possiedo molti animali del genere, e quelli che ho costano parecchio.» Lo stallone si agitò irrequieto; l'uomo lo tranquillizzò con qualche carezza. «Il prezzo non è importante. Voglio i migliori» disse Brom. Haberth annuì e in silenzio legò lo stallone a un palo. Andò alla parete in fondo e staccò due selle e altri attrezzi che accumulò in due pile identiche. Poi si avvicinò alle nicchie che ospitavano i cavalli e ne fece uscire due. Uno era un baio chiaro, l'altro un roano. Il baio si ribellò alla cavezza.
«È alquanto vivace, ma se hai mano ferma non dovresti avere problemi» disse Haberth, porgendo la corda del baio a Brom.
Brom lasciò che il cavallo gli annusasse la mano; l'animale si lasciò accarezzare il collo. «Lo prendiamo» disse, poi adocchiò il roano. «Questo invece... non saprei.»
«Ha buone zampe, ti assicuro.»
«Mmm... Quanto chiedi per Fiammabianca?»
Haberth guardò lo stallone con orgoglio. «Preferirei non venderlo. È il miglior cavallo che abbia mai allevato... volevo farlo riprodurre per ricavarne una razza pura.»
«Ma se decidessi di venderlo, quanto costerebbe?» insistette Brom.
Eragon provò a posare una mano sul baio come aveva fatto Brom, ma il cavallo si ritrasse. Provò allora a raggiungerlo con la mente per rassicurarlo, e si sorprese di riuscire a sfiorare la coscienza del cavallo. Il contatto non era chiaro e preciso come con Saphira, ma poteva comunicare con il baio, entro un certo limite. Gli fece capire che era un amico. Il cavallo si calmò e lo guardò con i suoi liquidi occhi scuri.
Haberth usò le dita per contare il prezzo della compravendita. «Duecento corone, non di meno» disse con un sorriso, sicuro che nessuno avrebbe sborsato una simile somma. Brom aprì il borsellino senza dire una parola e contò il denaro.
«È giusto?» disse.
Ci fu un lungo istante di silenzio, mentre Haberth spostava lo sguardo dallo stallone alle monete. Infine sospirò: «È tuo, ma te lo cedo a malincuore.»
«Lo tratterò come fosse sangue del sangue di Gildihtor, il più grande stallone delle leggende» disse Brom.