«Non considerate nessuno superiore a voi, qualunque sia il suo rango. Trattate tutti con giustizia, o vi attirerete la vendetta. Non sciupate il denaro. Tenetevi strette le vostre convinzioni, e gli altri vi ascolteranno.» Proseguì in tono più lento. «Per quanto riguarda le questioni d'amore, il mio unico consiglio è di essere onesti. Questo è il vostro strumento più potente per schiudere un cuore e garantirvi il perdono. Questo è quanto ho da dirvi.» Tacque, alquanto compiaciuto del proprio discorso.
Prese lo zaino di Roran. «Devi andare. L'alba è vicina e Dempton ti starà aspettando.» Roran s'infilò lo zaino in spalla e abbracciò Garrow. «Tornerò il prima possibile» disse. «Bene!» rispose Garrow. «Ma adesso vai, e non preoccuparti di noi.»
Si separarono a malincuore. Eragon e Roran uscirono di casa, poi si voltarono e lo salutarono con la mano. Garrow ricambiò il saluto con la mano ossuta; i suoi occhi tristi seguirono i ragazzi che si avviavano sul sentiero. Dopo un lungo istante chiuse la porta. Il tonfo echeggiò nell'aria tersa del mattino e raggiunse Roran, che si fermò.
Eragon si guardò indietro a contemplare la fattoria. I suoi occhi indugiarono sulle costruzioni solitarie, dall'aria piccola e fragile. Il sottile filo di fumo che s'innalzava dalla casa era l'unica prova che quella fattoria isolata nella neve era abitata.
«Questo è tutto il nostro mondo» osservò Roran in tono cupo.
Eragon rabbrividì impaziente e borbottò: «Un bel mondo, però.»
Roran annuì, poi raddrizzò le spalle e s'incamminò verso il suo futuro.
Era ancora prestò quando giunsero a Carvahall, ma trovarono la bottega del fabbro già aperta. All'interno regnava un piacevole calore. Baldor stava azionando piano due enormi mantici, fissati alla grande fucina di pietra dove rosseggiavano i carboni. Davanti alla fucina c'erano un'incudine nera e un barile cerchiato di ferro, pieno d'acqua salata. Da una serie di pali sporgenti dalle pareti pendevano parecchi utensili: tenaglie, pinze, martelli di ogni forma e peso, scalpelli, bulini, lime, raspe, barre di ferro e d'acciaio in attesa di essere forgiate, morse, cesoie, punteruoli e palette. Horst e Dempton chiacchieravano davanti a un lungo bancone.
Dempton si avvicinò sorridendo sotto i fiammeggianti baffi rossicci. «Roran! Sono lieto che tu sia venuto. Con le nuove mole che ho acquistato, ci sarà molto più lavoro di quanto possa farne da solo. Sei pronto a partire?»
Roran mostrò lo zaino. «Sì. Andiamo subito?»
«Ci sono alcune cosette che devo sbrigare prima, ma partiremo al massimo fra un'ora.» Eragon strofinò i piedi per terra quando Dempton si rivolse a lui arricciandosi la punta di un baffo. «Tu devi essere Eragon. Avrei voluto offrire un lavoro anche a te, ma Roran ha preso l'unico posto disponibile. Magari fra un anno o due, eh?»
Eragon abbozzò un sorriso e gli strinse la mano. L'uomo era cordiale; in altre circostanze gli sarebbe riuscito simpatico, ma in quel momento Eragon avrebbe voluto che il mugnaio non avesse mai messo piede a Carvahall. Dempton sbuffò. «Bene, molto bene.» Rivolse la sua attenzione a Roran e prese a spiegargli come funzionava un mulino.
«Sono pronti» lo interruppe Horst, indicando una serie di involti sul tavolo. «Potete prenderli.» Si scambiarono una stretta di mano; poi Horst uscì dalla bottega, facendo cenno a Eragon di seguirlo. Eragon ubbidì, incuriosito. Trovò il fabbro sulla strada, con le braccia incrociate. Eragon indicò con il pollice il mugnaio alle sue spalle e disse: «Cosa ne pensi di lui?»
«È un brav'uomo» borbottò Horst. «Roran si troverà bene con lui.» Si spazzolò con aria assente qualche filo metallico dal grembiule, poi posò una mano possente sulla spalla di Eragon. «Figliolo, ti ricordi la lite con Sloan?»
«Se ti riferisci al pagamento della carne, sappi che non l'ho dimenticato.»
«No.. mi fido di te, figliolo. Quel che voglio sapere è se hai ancora quella pietra blu.» Il cuore di Eragon ebbe un sussulto.
«Non appena torni a casa, cerca di sbarazzartene.» Eragon soffocò un'esclamazione sgomenta, mentre Horst proseguiva. «Ieri sono arrivati due stranieri. Due tipi loschi vestiti di nero e armati di spada. Mi è venuta la pelle d'oca solo a vederli. Ieri sera hanno cominciato a fare domande a tutti, chiedendo di una pietra come la tua. E oggi lo stesso.» Eragon impallidì. «Nessuno con un briciolo di buonsenso ha detto niente, sanno riconoscere i guai quando li incontrano. Ma conosco qualcuno che potrebbe parlare.»