Читаем Operazione Domani полностью

Ma forse è meglio che un diagramma lo tracci prima io. Dietro l’ombelico ho una sacca artificiale, creata dalla chirurgia plastica. Non è grande, ma si possono infilare quantità gigantesche di microfilm in uno spazio di un centimetro cubo circa. La sacca non si vede perché lo sfintere che la comanda tiene chiusa la cicatrice. Il mio ombelico sembra perfettamente normale. Giudici imparziali mi dicono che ho una pancia graziosa e un ombelico avvenente… il che, per certi importanti versi, è meglio che avere un bel visino, cosa che non ho.

Lo sfintere è sintetico, di elastomero al silicone, e tiene chiuso l’ombelico in continuazione, anche quando io sono svenuta. La cosa è necessaria perché in quella zona non esistono nervi che permettano il controllo volontario di contrazione e rilassamento, come invece è possibile con lo sfintere dell’ano, della vagina, e, per certe persone, della gola. Per riempire la sacca usate un pizzico di gel K-Y o di altri lubrificanti privi di petrolio e introducete col pollice… Niente unghie appuntite, per favore! Per svuotarla, con le dita di entrambe le mani io stessa apro il più possibile lo sfintere artificiale, poi spingo al massimo coi muscoli addominali; e il contenuto dell’ombelico salta fuori.

L’arte di nascondere cose nel corpo umano ha una lunga storia. I contenitori più classici sono la bocca, le narici, lo stomaco, l’intestino, il retto, la vagina, la vescica, l’orbita oculare degli orbi, i canali auricolari: altri metodi più esotici e non molto utili si servono di tatuaggi, a volte coperti di pelo.

Ogni sistema classico è noto a tutti i funzionari doganali e agli agenti speciali, pubblici o privati del mondo intero, della Luna, delle città spaziali, degli altri pianeti, e di dovunque sia giunto l’uomo. Per cui lasciateli perdere. L’unico metodo classico che possa ancora fregare un professionista è la Lettera Rubata. Ma la Lettera Rubata è altissima arte, e, anche quando venga usata alla perfezione, deve servirsi di un innocente che non possa svelare la verità sotto droga.

Date un’occhiata ai prossimi mille ombelichi che incontrerete in società. Adesso che la mia sacca è stata compromessa, è possibile che uno o due di quegli ombelichi nascondano orifizi artificiali come il mio. È lecito aspettarsi un vero boom, per cui tra un po’ nessun chirurgo creerà più sacche ombelicali, dato che ogni tecnica di contrabbando diventa inutile una volta scoperta. Nel frattempo, gli agenti doganali vi infileranno rudi dita nell’ombelico. Spero che un sacco di quegli agenti si prendano un pugno nell’occhio da vittime imbestialite: gli ombelichi tendono a essere sensibili e soggetti al solletico.

— Friday, il punto debole della tua sacca è sempre stato che un interrogatorio ben fatto…

— Erano degli inetti.

— …O un interrogatorio duro con uso di droghe poteva costringerti a svelarne l’esistenza.

— Deve essere successo dopo l’iniezione che mi ha sciolto la lingua. Non ricordo di averne parlato.

— È probabile. Oppure potrebbero averlo saputo tramite altri canali, visto che diverse persone ne sono al corrente. Tu, io, tre infermiere, due chirurghi, un anestesista, forse altra gente. Troppi. In ogni caso, a prescindere da quanto sapevano, i nostri antagonisti hanno rimosso quello che trasportavi nell’ombelico. Ma non incupirti. Hanno avuto solo un lunghissimo elenco, ridotto a microfilm, di tutti i ristoranti riportati nell’elenco telefonico del 1928 di quella che era la città di New York. Senza dubbio in questo momento, da qualche parte, c’è un computer che ci lavora sopra per decifrare il codice segreto… Il che richiederà parecchio tempo, dato che non c’è alcun codice segreto. È solo una lista priva di senso.

— E per questo ho dovuto farmi tutta la strada fino a Elle-Cinque, mangiare cibo schifoso, stare male sulla Piantadifagiolo, e finire nelle mani di bastardi brutali?

— Mi spiace per l’ultimo particolare, Friday. Ma credi che avrei rischiato la vita del mio agente più in gamba in una missione inutile?

(Capito perché lavoro per quel bastardo arrogante? Con l’adulazione si ottiene tutto.) — Chiedo scusa, signore.

— Controlla la cicatrice dell’appendicectomia.

— Eh? — Infilai una mano sotto il lenzuolo e tastai, poi gettai indietro il lenzuolo e guardai. — Che diavolo ha?

— L’incisione era lunga meno di due centimetri e ha seguito esattamente la cicatrice. Non è stato toccato nessun tessuto muscolare. La merce è stata recuperata circa ventiquattro ore fa, riaprendo l’incisione. Con i metodi di ricicatrizzazione accelerata usati su di te, mi dicono che tra un paio di giorni non troverai più la nuova cicatrice nella vecchia. Però sono molto lieto che i Mortenson si siano presi cura di te. Sono certo che i sintomi artificiali provocati per coprire quello che bisognava farti non sono stati piacevoli. Fra parentesi, da quelle parti c’era davvero un’epidemia di infezioni catarrali… Una coincidenza fortuita.

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