«Il suo cliente non ha
«Veramente, avvocato» disse la baritonale voce di Dale riempiendo l'aula, «tutto ciò non ha assolutamente un fondamento. Di certo la presunzione di innocenza si estende al background dell'accusato in assenza di prove dirette del contrario, e…»
«È abbastanza, avvocato Rice» disse il giudice Dyck. «Abbiamo capito cosa vuole dire.»
«L'Accusa comunque si oppone alla libertà provvisoria, Vostro Onore.»
«Su quali basi, avvocato Ziegler?»
«Rischio di fuga.»
«Oh, per favore!» disse Dale. «Un Tosok verrebbe riconosciuto ovunque.»
«Sicuro» disse Ziegler. «Ma ci sono molte giurisdizioni che potrebbero negare la nostra richiesta di estradizione.»
Dale allargò le sue gigantesche braccia. «Il mio cliente mi ha assicurato la sua intenzione di essere processato.»
«Vostro Onore, l'imputato ha accesso a una
«La Corte è a conoscenza delle questioni implicate in questo caso» disse Dyck. «Siamo inclini a concedere la libertà provvisoria, in parte per dimostrare ai Tosok la natura ragionevole della giustizia americana.»
«In tal caso, Vostro Onore, l'Accusa chiede che la cifra per la cauzione sia elevata.»
«Vostro Onore, il mio cliente non ha denaro… assolutamente niente.»
«Allora come la paga?» chiese Dyck.
«Sono, be'… interessato al potenziale delle relazioni d'affari dei Tosok. Il mio compenso sarà rimandato a un altro momento. Non hanno denaro, e quindi anche una cifra simbolica per la cauzione sarebbe una significativa preoccupazione per Hask.»
«Non dubitiamo che ci siano risorse che possono essere messe a disposizione del suo cliente, Mr. Rice. La libertà provvisoria è fissata a due milioni di dollari; sarà necessaria una cauzione in contanti del dieci per cento.» Dyck diede un colpo con il martelletto.
Dale si voltò e guardò Frank Nobilio, che era seduto in aula proprio dietro al banco della difesa. Gli occhi di Frank erano spalancati; chiaramente non sapeva da dove potesse arrivare il denaro. Ma Dale mise semplicemente la mano nella tasca della sua giacca Armani, tirò fuori il libretto degli assegni, e iniziò a scrivere.
Dopo la chiamata in giudizio, Dale e Frank riportarono Hask a Valcour Hall, dove fu contento di riunirsi agli altri Tosok. Poi i due umani tornarono negli uffici dello studio Rice e Associati, al ventisettesimo piano di un alto edificio Bauhaus nel centro di L.A.
Dale si sedette dietro la sua grande scrivania; Frank si sentì sperduto in una enorme poltrona di fronte all'avvocato. Due delle pareti dell'ufficio di Dale erano coperte da librerie di quercia. Erano di ottima qualità — i piani non erano deformati neanche nel mezzo, dove sostenevano enormi volumi di statuti e principi enunciati in sentenze. Nella terza parete c'era la porta. Lì erano appesi il diploma di legge di Rice (alla Columbia), diversi attestati di premi, fotografie di Dale con personaggi illustri come Colin Powell, Jimmy Carter e Walter Cronkite. Sempre sulla stessa parete, c'erano diversi quadri. Inizialmente, le immagini sembrarono davvero molto strane a Frank — una era un gigantesco e succoso cheeseburger; un'altra non sembrava altro che un mucchio di nastri di raso. Ma quando si avvicinò per esaminarli scoprì che in realtà erano dei puzzle, ognuno fatto di migliaia di pezzi quasi identici. Su un grosso tavolo antico dall'altra parte della stanza c'era un altro puzzle da finire, con il bordo già completato.
«Dovremo ingaggiare un consulente per la giuria, naturalmente» disse Dale guardandosi le dita.
Frank aggrottò le sopracciglia. «Ah.»
«Non mi sembri entusiasta.»
«Io… no, dobbiamo fare tutto ciò che è necessario. È solo che istruire un giurato perché ci favorisca… be', mi sembra qualcosa che mina alle basi il concetto stesso di una giuria equa e imparziale.»
«Esatto.»
Frank spalancò gli occhi. «Sei d'accordo con me?»
«Certo. Hai mai letto
«No. Però ho visto il film.»