Eragon osservava gli erranti con curiosità: sembravano meno fiorenti dell'anno prima. I loro bambini avevano sguardi spaventati e diffidenti, e indossavano abiti rattoppati. Gli uomini smagriti portavano spade e pugnali con una nuova disinvoltura, e anche le donne avevano uno stiletto infilato nella cintura.
Lo trovarono dietro un banco, intento a mostrare alcune spille a un gruppo di donne. Ogni nuovo gioiello veniva salutato da un coro di esclamazioni ammirate, segno che ben presto parecchi borsellini si sarebbero svuotati, Merlock gongolava orgoglioso; aveva una corta barba a punta e movenze agili e garbate, e sembrava considerare il resto del mondo con una nota di disprezzo. Il gruppetto eccitato impediva a Garrow e a Eragon di avvicinarsi; si sedettero su un gradino, in attesa. Non appena videro che Merlock si era liberato, si fecero avanti.
«Che cosa desiderano lor signori?» domandò Merlock. «Un amuleto o un bel monile per una dama?» Con uno svolazzo della tunica, mostrò loro una rosa d'argento finemente lavorata. Il metallo lucido attirò l'attenzione di Eragon, che sgranò gli occhi, rapito. Il mercante proseguì: «Nemmeno tre corone: e pensare che è opera dei famosi artigiani di Belatona.»
Garrow parlò in tono sommesso. «Non vogliamo comprare, ma vendere.» Merlock coprì di nuovo la rosa e li guardò con mutato interesse.
«Capisco. Magari, se il vostro articolo è prezioso, potreste volerlo scambiare con un paio di questi pezzi squisiti.» Fece una pausa, ma Eragon e lo zio esitavano, perciò continuò: «Avete portato l'oggetto in questione?»
«Sì, ma vorremo mostrartelo in disparte» disse Garrow, risoluto.
Merlock inarcò un sopracciglio, ma parlò con voce tranquilla. «In questo caso, permettetemi di invitarvi nella mia tenda.» Raccolse la sua mercanzia e la depose in una cassetta di ferro, che chiuse a chiave. Poi fece loro cenno di seguirlo nell'accampamento. Si fecero strada fra i carri, fino a una tenda leggermente discosta dalle altre. La parte superiore era cremisi mentre il resto era nero, con piccoli triangoli variopinti intrecciati. Merlock sciolse i legacci dell'ingresso e sollevò un lembo. L'interno della tenda era occupato da oggetti di varia natura e da uno strano arredamento: un letto rotondo e tre scranni ricavati da altrettanti ceppi d'albero. Su un cuscino bianco era adagiato un pugnale ricurvo, con un rubino incastonato nell'elsa.
Merlock richiuse il lembo e si volse. «Prego, accomodatevi.» Zio e nipote si sedettero. «Ora spiegatemi il motivo di tanta segretezza.» Eragon aprì l'involto che conteneva la pietra. Merlock tese una mano, con un certo brillio negli occhi, poi si bloccò e chiese: «Posso?» Al cenno affermativo di Garrow, Merlock afferrò la pietra e se la posò in grembo.
Si protese a prendere una cassetta. All'interno c'erano una serie di strumenti di rame, che usò per misurare e pesare la pietra. Poi ne esaminò la superficie con una lente da orafo, la picchiettò delicatamente con un martelletto di legno, e vi passò sopra la punta di un'altra pietra trasparente. Ne misurò la lunghezza e il diametro, e annotò le cifre su una lavagna. Meditò qualche istante e infine chiese: «Sapete quanto vale?»
«No» ammise Garrow. Un lieve spasmo gli percorse la guancia, e l'uomo si assestò sul sedile. Merlock fece una smorfia. «Purtroppo nemmeno io. Ma posso dirvi questo: le venature bianche sono dello stesso materiale azzurro che le circonda, cambia solo il colore. Di quale materiale si tratti, non ne ho idea. È più duro di qualsiasi pietra che abbia mai visto, persino del diamante. Chiunque l'abbia lavorata, deve aver usato degli strumenti che non conosco... o la magia. Ed è cava dentro.»
«Cosa?» esclamò Garrow.
Una punta d'irritazione trapelò nella voce di Merlock. «Avete mai sentito una pietra suonare così?» Prese il pugnale dal cuscino e lo calò di piatto sulla pietra. Una nota argentina risuonò nell'aria, per poi sfumare lentamente. Eragon si allarmò: temette che la pietra fosse stata scalfita. Merlock la inclinò verso di loro. «Non troverete nessun graffio o ammaccatura nel punto in cui l'ho colpita. Non credo che riuscirei a danneggiarla nemmeno se usassi un maglio.»
Garrow incrociò le braccia con espressione dubbiosa. Su di loro calò il silenzio. Eragon era sconcertato.