Beth li stava aspettando e porse loro la mano, prima a Charlie e poi a Constance. «Grazie.» Guardò Smart House alle loro spalle. «Gary, Rich, Milton e Jake erano le vere menti della società. È tutto finito, ormai, davvero tutto finito. Si avvicinò, baciò fugacemente Charlie sulla guancia e poi disse a Constance con un’espressione solenne:» Non la dimenticherò. Le devo molto. «Si voltò e corse alla macchina, vi salì e si allontanò velocemente.»
«Ecco qua un potenziale milionario, anzi, milionaria. Una trentenne, ricca e carina, insomma, un buon partito.»
Constance strinse la mano del marito con decisione. «E libera» disse. «Il resto non conta molto.» Salirono sulla macchina e imboccarono l’ampio viale d’ingresso che si arrampicava sulla collina. «Sono contenta di andarmene da questo posto» mormorò Constance quando Smart House sparì dietro a una curva.
«Ho capito che era un’assassina dal primo istante in cui l’ho vista» disse Charlie, e come faceva sempre cominciò a canticchiare a bassa voce senza seguire alcuna melodia.
«Prima ancora che tu la vedessi» lo corresse con una certa indolenza Constance, e gli appoggiò la mano sulla coscia così come faceva sempre.
«Giusto. Sai qual è il problema con i geni?»
«No, qual è?»
«Pensano di essere dannatamente intelligenti.»
A Charlie parve di sentire la soave voce della moglie dire sommessamente: "Sì, caro, ma ti perdono" e nonostante lo avesse solo immaginato le lanciò comunque un’occhiataccia. Constance guardava fuori dal finestrino con un vago sorriso e osservava il paesaggio trasformato dall’intervento dell’uomo.